GROSSETO – I ragazzi di Maremma Antifa che prendono la testa del corteo e allungano il passo per lasciare indietro quelli dell’Anpi, mentre sghignazzano con fare di scherno, sono la triste immagine di questo 25 Aprile a Grosseto. Specie se si pensa che tra quelli dell’Anpi c’era, in sedia a rotelle, Nello Bracalari, staffetta partigiana, uno dei pochi che i fascisti veri, quelli che a mettertici contro rischiavi la vita, 74 anni fa, li ha combattuti davvero.
Tra le “colpe” addossate all’Anpi, quella di aver “accettato” la presenza del sindaco, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, e il fatto di non essersi contrapposta, in passato, al Pd. «Questi ragazzi sbagliano, noi dobbiamo adoperarci perché tutte le istituzioni, nessuna esclusa, partecipino alle manifestazioni – ha detto Bracalari –. Condanniamo, piuttosto, chi non viene alle iniziative per celebrare il 25 aprile, a parte i fascisti, tutti possono stare in piazza. Noi vogliamo la più larga unità possibile, come fu fatto durante la Resistenza».
«Siamo tutti antifascisti – gli fa eco Giuseppe Corlito presidente Anpi di Grosseto – gli unici esclusi sono i fascisti, e dentro il fronte antifascista ci sta anche l’istituzione. Chiunque la rappresenti. Purtroppo». E proprio tra Corlito e uno dei portavoce di Maremma Antifa, durante il corteo, ci sono state scintille, con Corlito che ha accusato i giovani di mettere in pratica “metodi squadristi” mentre il serpentone arrivava, a tempo di record e a passo svelto, in piazza.
Per Flavio Agresti, presidente provinciale Anpi «la Resistenza è stata fatta per garantire a tutti il diritto di esprimere il proprio pensiero: su questo la democrazia si distingue dalla dittatura. Sono esclusi i fascisti perché la Resistenza è nata proprio contro 20 anni di dittatura fascista e contro il Nazismo».
Oltre all’Anpi, ad essere contestato, è stato anche il sindaco, Vivarelli Colonna, che pure era presente nella prima parte della manifestazione, sino alla deposizione della corona di alloro al parco delle Rimembranza, in onore dei caduti. Il corteo ha poi proseguito intonando Bella ciao sino in piazza, dove un’altra corona è stata deposta di fronte al monumento ai caduti partigiani, all’interno del palazzo della Provincia.