GROSSETO – «Chiudere il carcere di via Saffi senza prevedere soluzioni alternative non ha senso: è l’ennesimo provvedimento spot del Governo in nome di un presunto risparmio che produce in realtà disservizi sul territorio maremmano e aggrava ulteriormente il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie» afferma Elisabetta Ripani deputata Forza Italia.
«Grosseto non ha bisogno di imposizioni calate dall’alto, di scelte unilaterali dei vertici ministeriali – totalmente estranei alla nostra realtà – non condivise con gli attori principali di questa vicenda, senza oltretutto alcun confronto preventivo con le organizzazioni sindacali sul futuro dei 50 lavoratori. Questo è il senso dell’intervento che ho fatto questo pomeriggio in Aula alla Camera. Se da un lato le autorità cittadine – che ringrazio per l’interlocuzione costante – e i sindacati si muovono compatti con la speranza di intervenire tempestivamente, dall’altro il Governo pare determinato a procedere con la firma del decreto che ne dispone la chiusura».
«È evidente che al ministero si pensi più a far quadrare i conti che a risolvere il problema con responsabilità – precisa Ripani -: il nostro carcere è considerato piccolo e antieconomico e dal Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) arrivano notizie sull’inevitabile firma del decreto. La politica del “Governo del cambiamento” si tradurrebbe così in una presa in giro inaccettabile per la Maremma, che vanta un comprensorio giudiziario tra i più grandi d’Italia. Grosseto è sede del tribunale e della Procura, è illogico interrompere l’iter procedurale dismettendo tout court la casa circondariale».
«L’auspicio è che i nostri governanti gialloverdi posino sul tavolo la calcolatrice e prendano in seria considerazione le conseguenze negative che questa decisione comporterebbe per l’amministrazione della giustizia, per gli operatori del diritto, per il destino dei lavoratori e per il fragile tessuto economico della città di Grosseto. Il Governo è sempre in tempo a cambiare idea, abbia la prontezza di farlo: non firmi il decreto prima di aver concordato una soluzione condivisa con le istituzioni maremmane».