GROSSETO – «Stanno distruggendo i nostri corsi d’acqua e la nostra natura» Giampaolo Ricci, presidente provinciale Fipsas, federazione italiana pesca, è molto preoccupato per la situazione della fauna ittica di acqua dolce.
«Purtroppo, sempre più spesso, stiamo assistendo a fenomeni di predazione delle nostre acque: a differenza di noi maremmani, che di pesce di fiume ne abbiamo mangiato anche troppo in tempo di guerra e dunque preferiamo quello di mare, chi viene dall’est ama molto mangiare questo tipo di pesce e c’è chi sta letteralmente depredando i nostri corsi d’acqua».
Secondo il racconto di Ricci i bracconieri, che di questo si tratta, svuotano i fiumi con metodi anche piuttosto “violenti” che di fatto stanno distruggendo i fiumi. «Quando va bene usano i tramagli. Quando va meno bene usano il diserbante o il cloro, ma così facendo inquinano il corso d’acqua per chilometri».
Si tratterebbe, secondo quanto denunciato da Ricci, di un vero e proprio bracconaggio alimentare: c’è chi lo pesca per mangiarselo, chi invece lo pesca per venderlo alle aziende che ci fanno le farine. E infine, visto che ultimamente questi bracconieri hanno capito che il pesce di mare vale di più, c’è anche chi poi lo vende a ristoratori di pochi scrupoli.
«Oltre al valore economico, però, questo pesce ha un valore enorme da un punto di vista ambientale: un fiume senza pesci muore, viene invaso dalle alghe, si imputridisce, aumentano le zanzare».
I bracconieri si muovono di notte, qualche hanno fa rubarono due pattini a Marina di Grosseto, e crearono un vero e proprio porto, nel parco della Maremma, a Bocca d’Ombrone, con un tramaglio crearono sei metri di sponda e in breve tempo catturarono ombrine e spigole in grande quantità «Fu uno che vive in un podere vicino ad accorgersene e dare l’allarme: considerate che 10 quintali di spigole hanno un valore di 15 mila euro».
La Fipsas gestisce un campo di gara che va da Istia d’Ombrone alla Steccaia, circa due chilometri, 36 società e 1500 iscritti. «Non solo il nostro campo di gara: ricordo importanti episodi alla Diaccia Botrona e al parco. Sette-otto anni fa, per prendere 20 chili di trote, abbiamo trovato pesce morto per otto chilometri sino al basso Merse grazie a 50 litri di una soluzione di varichina al 40%».
«L’estate è il periodo più pericoloso – precisa -. Le acque sono basse: e basta poco per mettere un tramaglio sull’Ombrone. Il rischio però, oltreché ambientale, anche per la salute: ci sono stati casi di persone fermata dalle forze dell’ordine con pesce pescato al depuratore, o al fossino. Oppure gamberi americani, pescati nei fossi, venduti come scampi».
Quello di Ricci è dunque un vero e proprio grido d’allarme: a rischio, oltre che la natura e l’ambiente incontaminato della Maremma è anche la salute pubblica dei cittadini. «Per quanto possibile siamo gli occhi della Polizia provinciale. Putroppo abbiamo solo sei guardiapesca, e neppure troppo giovani, e la Polizia provinciale ha 12 agenti, che fanno molto, ma la nostra provincia è troppo vasta».