GROSSETO – Guardiano di una porta che ha chiuso con le mani. Cristiano Cipolloni, il Cipo per la sua Grosseto, ha cominciato la carriera vincendo il campionato di Promozione con il Grosseto, a 17 anni, e con la stessa maglia 23 anni dopo ha salutato il calcio, conquistando la serie D. Per la Maremma è stato molto più di una saracinesca. Gentile e schivo di carattere, si è costruito una carriera con i fiocchi parata dopo parata, con grandissima professionalità e intelligenza. Con la famiglia Ceri ha cominciato sette anni fa un rapporto pieno zeppo di vittorie, ma anche di grande serietà, partendo dalla Terza categoria e vincendo cinque campionati su sette fino a quello di quest’anno.
Quasi 40 anni di calcio: a chi li dedica?
“Assolutamente alla mia famiglia. A loro, che fanno sempre sacrifici per me, dedico anche la splendida vittoria di quest’anno. Non rimpiango nulla ma sono consapevole di avergli tolto tempo importante che adesso voglio recuperare”.
Una carriera cominciata proprio con la maglia del Grifone e con la vittoria in Promozione.
“Avevo 17 anni e ricordo il bellissimo esordio con la maglia della mia città. Un’emozione fantastica che mi portò a vincere il campionato in Promozione”.
L’anno successivo cominciarono anche i provini, giusto?
“Esatto. Eravamo in Eccellenza e in quell’anno feci molti provini, quasi tutti affrontati con l’allora direttore sportivo Stefano Osti che mi caricava in macchina e mi scarrozzava su e giù per l’Italia. Una volta caricò me, Mirko Pieri e Matteo Franchi e ci fece fare sei ore di macchina fino a Mestre. Facemmo il provino e ripartimmo subito verso Grosseto. Una faticata incredibile che oggi se ci ripenso mi fa ancora ridere”.
Quel provinò segnò un momento bello ma anche uno dei più difficili…
“Sì, quell’anno passai al Mestre in C2, cominciando il campionato da portiere emergente di belle speranze. Era il mio momento ma la sfortuna ci mise lo zampino: mi feci male ad un ginocchio e saltai quasi tutta la stagione. Da lì non mi ripresi mai completamente come speravo”.
Una carriera importante, fino al successo di ieri.
“La standing ovation di ieri è stato sicuramente il momento più bello della mia carriera. La targa, gli applausi, la curva che cantava il mio nome… Mi sono commosso e ringrazierò per sempre Grosseto per avermi regalato tutto questo”.
Forse il prossimo anno sarebbe servito ancora tra i pali, non crede?
“Va bene così. Ho una carriera di cui vado fiero e, se devo dirla tutta, anche una certa età. E poi ho avuto la possibilità di dare l’addio al calcio nel modo più bello possibile, con la maglia del Grifone addosso e davanti alla mia gente. Non posso chiedere altro. Tutto questo grazie alla famiglia Ceri. Nunziatini ha fatto un gran campionato e sono sicuro che farà benissimo anche in serie D. Il mio desiderio adesso è quello di rimanere in società: tra una decina di giorni ci troveremo con Mario e Simone e ne parleremo. Intanto voglio gustarmi questo bellissimo momento”.