SCARLINO – Duecento lavoratori impegnati in aree industriali complesse, dal Grossetano al Livornese e anche nel resto d’Italia, con 2.577 ore di formazione dedicate ai corsi di sicurezza nel 2018. E i risultati per il Gruppo Crosa Service – azienda scarlinese associata di Confindustria Toscana Sud che opera nei comparti chimico, farmaceutico ed energetico e ha tra i clienti Venator, Eni, Enel, Solvay e Nuovo Pignone – parlano da soli: appena tre giorni di lavoro persi per infortuni in un anno su 226mila ore di lavoro nelle varie sedi aziendali seguite sotto il profilo della sicurezza. Nel dettaglio: un infortunio nel 2017 e tre infortuni nel 2018, nessuno dei quali grave. E anche quest’anno il Gruppo Crosa Service ha organizzato a Follonica, nella Fonderia 1, un convegno sul tema “Sicurezza: cultura e partecipazione”. Ormai una tradizione, giunta alla sesta edizione.
«Per noi – ha detto Ivano Avanzini, presidente del Gruppo Crosa Service – è essenziale riuscire a ridurre al massimo il rischio nei luoghi di lavoro, perché solo così si riesce a perseguire il vero sviluppo. E il modo migliore per farlo è coinvolgere tutte le parti, dal lavoratore al committente. Ci rivolgiamo in particolare ai giovani, con corsi mirati a migliorarne la professionalità e la consapevolezza. Certo, spaventa la situazione politica-economica: spero che nel prossimo futuro non ci siano appalti che prevedano il massimo ribasso, perché il contenimento dei costi comporta un rischio vero e preoccupante sotto il profilo della sicurezza. Confido che la politica possa intervenire».
La parola agli esperti. «Per Crosa – ha detto Stefano Ceccherini, responsabile sicurezza per Crosa, con le addette Giulia Bernardeschi e Isabel Serra – la sicurezza è un must strategico e abbiamo piani di sviluppo che permettono di soddisfare i nostri clienti. Proprio lavorando con le multinazionali abbiamo affinato gli strumenti per migliorare le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. Tra quelli principali il Sixty seconds check (un libretto che il lavoratore porta sempre con sé per individuare potenziali rischi), il Near miss (quando una debolezza si è manifestata e richiede un approfondimento con i responsabili dell’azienda), il Rules for life (comportamenti da osservare, senza essere oggetto di valutazione) e il Safety audit (il controllo sull’adempimento delle procedure e delle conoscenze da parte del lavoratore). Nella sicurezza il risultato finale è lo zero danni. Ci siamo quasi, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia: questo non è un punto di arrivo. Infatti abbiamo ampliato il servizio di prevenzione e protezione e incrementato le ore di formazione erogate al personale, anche internamente. In questi anni i nostri dipendenti hanno raggiunto un eccellente livello di consapevolezza in materia di sicurezza: oltre ad essere un’esigenza normativa, deve diventare uno stile di vita per il lavoratore».
Una filosofia che Confindustria sostiene in pieno. «Sulla sicurezza – ha detto Francesco Pacini, presidente della delegazione di Grosseto di Confindustria Toscana Sud – non si finisce mai di imparare. La cultura in materia deve appartenere al lavoratore e alla dirigenza. Raggiungeremo l’obiettivo zero incidenti solo se saremo capaci di realizzare un cambiamento culturale. Perché la sicurezza deve far parte del lavoro di ogni giorno, e ognuno deve metterci del proprio e partecipare.Fondamentale è l’aspetto che lega la sicurezza all’industria manifatturiera, non solo quella delle ciminiere ma qualsiasi attività che produce un bene o un servizio. E generalmente le prestazioni di sicurezza qui sono molto migliori perché sempre di più si capisce che la produzione e la sicurezza sono sovrapposte al cento per cento. Confindustria vuole ribadire il proprio messaggio anche a livello locale, nella provincia di Grosseto e nell’ambito Toscana Sud: l’importanza, nel manifatturiero, di continuare a investire anche nella sicurezza». Con una proposta: «Da ora all’anno prossimo – ha detto Antonio Capone, direttore di Confindustria Toscana Sud – potremmo valorizzare ancor più questo modello facendo incontrare i tecnici di altre nostre aziende con le esperienze ormai acquisite qui. Perché il modello si è rivelato vincente e questa cultura della sicurezza merita di essere esportata in altre realtà, anche più piccole. Non ci sono solo le regole, ma un passo in più che mette insieme tecnica e cultura. E Confindustria è necessariamente coinvolta nel sostenervi». Una politica in atto da tempo. Il dirigente dell’area Lavoro e welfare di Confindustria nazionale, Fabio Pontrandolfi, ha ricordato che «con i sindacati abbiamo incrementato ulteriormente le ore di permesso per i rappresentanti della sicurezza nelle aziende, rivedendo gli accordi confederali del 1995. Perché la formazione è essa stessa sicurezza. E i lavoratori devono essere protagonisti: l’approccio giusto è la compartecipazione, la creazione di percorsi condivisi, anche se il nostro sistema normativo sembra voler creare contrapposizioni tra datore di lavoro e lavoratore. Le imprese sono pronte per un cambio di passo, anzi, lo hanno già fatto». Sostegno anche dalla politica. «La sicurezza non è un costo – ha detto la deputata Paola De Micheli (Pd) – e ogni investimento in questo settore determina un effetto di miglioramento della produttività perché porta una maggior tranquillità dei lavoratori, che diventano più efficienti, e una maggiore compartecipazione agli obiettivi aziendali. Ma questa consapevolezza non è ancora arrivata ad essere cultura. L’attenzione alla sicurezza non è affatto scontata, rappresenta percorsi e profili di eccellenza, modelli non facilmente ma doverosamente esportabili. Perché tante aziende, pur innovative, soffrono di bassa produttività. E dentro a una crisi economica, la sicurezza rischia di essere considerata ancora un costo. Questo investe direttamente il tema degli appalti e dei massimi ribassi: occorre escludere dai ribassi il tema della sicurezza, altrimenti ci ritroveremo tra qualche mese ad avere a che fare con troppi rischi». A questo proposito il consigliere regionale maremmano Leonardo Marras (Pd) ha annunciato che «martedì approveremo la legge sugli appalti della Regione Toscana, aderendo alle esigenze di imprese e sindacati. Spero che queste iniziative concrete dimostrino che non c’è solo una generica ambizione di essere appropriati. La sicurezza è una responsabilità non solo aziendale ma anche sociale, per tutta la comunità. La Regione nel tempo ha dimostrato sensibilità, è un’eccellenza assoluta nella prevenzione e nella sicurezza dei luoghi di lavoro, e anche l’Asl Sud Est è un servizio che funziona. In più, in questa zona c’è il valore aggiunto di una rete di imprese che sono vicine al modello proposto dal Gruppo Crosa: al di là del basso numero di infortuni, stupisce in positivo che si senta il bisogno di organizzare il lavoro con questo sistema e di offrire un rendiconto alla comunità».