GROSSETO – «L’odierna approvazione del PEF, il Piano Economico Finanziario per il servizio di gestione del ciclo dei rifiuti, con relativa determinazione delle nuove aliquote della Tari, ci spinge a fare alcune precisazioni che – non ce ne vogliano il sindaco e i suoi assessori – forse attenueranno i toni trionfalistici che anche in questo frangente hanno usato». Così inizia la nota firmata dal centrosinistra e in particolare dai consiglieri comunali dei gruppi Pd e Lista Mascagni.
«Innanzitutto è il caso di chiarire che la tanto declamata ‘sforbiciata’ alla Tari si attesta su un livello medio del 3,7%, del tutto omogeneo alla riduzione operata nella gran parte degli altri comuni dell’ATO Sud Peraltro quel 3,7% rispetto al 2018 neppure può ascriversi ad un effettivo contenimento dei costi, se non in misura del tutto marginale, risultando piuttosto da ricondursi a movimenti puramente contabili. Su tutti la rimodulazione, al ribasso, degli accantonamenti stanziati per fronteggiare eventuali scostamenti tra i corrispettivi preventivati e quelli effettivi. Basti pensare che nel 2018 il Comune aveva accantonato ben 900 mila euro, mentre adesso in tale voce compaiono ‘solo’ 260 mila euro».
«Non a caso i costi di trattamento e recupero, i costi di raccolta differenziata e, in generale, i costi che vanno ad incidere sulla parte variabile della tariffa, non solo non sono inferiori rispetto all’anno precedente, ma addirittura aumentano! Ciò rende la riduzione finale della tassa meno valida? Certo che no, ma sarebbe quantomeno doveroso esporre il quadro in modo completo e trasparente, non fosse che per rispetto verso i cittadini».
«Ad esempio sarebbe doveroso informare i cittadini che in realtà non tutti avranno benefici da questa riduzione dei costi. Certo non ne avranno quanti utilizzavano il servizio di raccolta porta a porta ed ai quali sono stati assegnati i cassonetti ‘intelligenti’, con ciò perdendo la riduzione della tariffa nella misura dell’8% (sulla parte variabile) che gli competeva quale premialità per lo speciale apporto fornito alla differenziazione dei rifiuti con il porta a porta. Noi crediamo che a maggior ragione analogo beneficio debba essergli accordato ora che devono ricorrere ai cassonetti ‘intelligenti’, per cui avevamo presentato in tal senso un emendamento che, tuttavia, giunta e maggioranza hanno respinto».
«Non solo: i cittadini dovrebbero essere anche informati sulla lievitazione dei costi per consulenze esterne: erano 40 mila euro nel PEF 2017, nel 2018 sono diventati 60 mila e nel PEF 2019 risultano iscritti per 150 mila euro. Il tutto senza tralasciare l’altrettanto straordinaria lievitazione dei costi assorbiti per la gestione dei rifiuti in termini di personale, più che raddoppiati dal PEF 2017 al PEF 2019, passando da 150 mila euro a ben 420 mila euro. In altre parole oggi girano 570 mila euro solo per personale interno e consulenze esterne, quando nel PEF 2017 non si arrivava a 200 mila euro. Per carità, tutto questo potrebbe avere anche un senso se, in ultima istanza, il servizio migliorasse e venisse aumentato».
«Peccato che il servizio di raccolta sia stato invece drasticamente ridotto, a cominciare dallo svuotamento dei cestini stradali in città, fino allo svuotamento dei bidoncini ed allo spazzamento nelle frazioni. Sarebbe sufficiente girare per la città le sue frazioni, ed ascoltare i cittadini, per rendersene conto, ma per fare piena luce su questa situazione abbiamo presentato anche un’interrogazione che consenta ai cittadini di capire, dati alla mano, quanto effettivamente in questi anni siano stati tagliati i servizi di raccolta dei rifiuti».