SCARLINO – «Il Comitato per il No all’inceneritore è interessato esclusivamente al bene collettivo in termini di salute, occupazione ed economia , perseguibile, nella fattispecie, tramite una responsabile, moderna e lungimirante politica in tema di rifiuti. Perciò, rifugge le sterili e ripetitive polemiche sulle pagine dei giornali e replica concretamente ad un’informazione a suo avviso approssimativa e strumentale, per ristabilire i termini reali di una questione» così il comitato risponde rivolgendosi direttamente a Periccioli, presidente di Scarlino Energia, intervenuto nei giorni scorsi.
«In ragione di ciò – prosegue la nota del comitato – facciamo presente alla Scarlino Energia che cosa ha tenuto, “sulla breccia”, come lei dice, il Comitato per il No all’inceneritore, per più di vent’anni , è stato il costante permanere di una seria minaccia per la salute e l’ambiente, quindi anche per l’economia, di tutta la piana di Scarlino. Ma su una considerazione siamo in qualche modo d’accordo con il presidente Periccioli, quando sostiene che la differenziata, in Toscana, è ferma a percentuali insufficienti per il rispetto delle direttive europee e nazionali e per rendere superfluo il ricorso alle discariche od agli inceneritori . E su questo aspetto molto di più può e deve essere fatto, in tempi assai brevi, per raggiungere e superare, come accade in tanti parti d’Italia e del mondo, quei livelli di differenziata tali da rendere inutile ed insostenibile l’incenerimento» .
«Ciò che il presidente Periccioli omette però di ricordare – dice ancora la nota – è che grazie alla politica del governo provinciale e regionale, fortunatamente solo un tempo locale, che ha spinto l’attività di incenerimento, favorendola in ogni modo possibile e giungendo a quelle illegittimità e forzature che ben cinque sentenze del Consiglio di Stato o del Tar hanno a più riprese sottolineato, è stata affossata consapevolmente la crescita della raccolta differenziata. Prova di ciò, come da sempre denunciato dal Comitato per il No oggi appoggiato da varie amministrazioni locali, la famosa Convenzione per la realizzazione dell’impianto delle Strillaie che obbliga tutti i Comuni della provincia a conferire a quell’impianto una quantità costante di rifiuto indifferenziato, fino al 2040, per consentire al gestore privato di produrre il combustibile per l’incenerimento. Pena pesanti sanzioni a carico degli Enti, cioè dei cittadini» .
«Il messaggio è chiaro e l’effetto garantito – aggiunge il comitato – la raccolta differenziata non s’ha da fare . Nonostante l’impegno in tal senso di sempre più Comuni della Provincia di Grosseto, stanchi di stare al giogo di interessi altrui precostituiti.
Ci pare che sulla breccia, in tanti anni, vi siano stati, piuttosto, il sostegno e la difesa di interessi privati a danno della collettività, concretizzatisi attorno al lucroso business dei rifiuti e dell’incenerimento. Non è corretto additare il male, la bassa raccolta differenziata, se è stata volutamente causata per vendere la presunta “medicina” della produzione di CDR e dell’incenerimento . L’alternativa ? esiste, è vicina a noi, funziona e da eccellenti risultati in termini di tutela dell’ambiente , della salute e dell’occupazione. Basta guardare alle regioni del nord-est, come in Veneto, dove sono state votate in Consiglio regionale mozioni che negano la costruzione di nuovi inceneritori e che danno un indirizzo deciso verso la filiera del recupero di materia dai rifiuti, con il sostegno agli impianti che recuperano il vetro, la carta e cartone, la plastica, i metalli, il legno, la frazione umida, le apparecchiature elettriche ed elettroniche».
«E’ dimostrato anche dall’Istituto Superiore di Protezione dell’Ambiente (Ispra) – conclude la nota – che la filiera del recupero produce più redditi alle imprese e occupazione, riducendo anche le tariffe ai cittadini. Basterebbe verificare i dati della provincia di Treviso, dove la Raccolta Differenziata ha superato l’82% e la produzione di indifferenziato è scesa a quantità pari ad un sesto di quando invece si produce nel nostro Ato, per cambiare le scelte regionali, che finora hanno favorito la sola filiera dell’incenerimento. Da tale visione di un immediato possibile futuro, ispirata e sostenuta dai fatti, la nostra proposta di mozione al Consiglio Regionale».