GROSSETO – È finita tra gli applausi, gli abbracci e i tanti occhi lucidi dei bambini presenti allo Zecchini. Grosseto-Fucecchio è stato il manifesto della grossetanità, di quell’amore ritrovato dopo troppi anni di dure ricerche. Un momento importante per mettersi alle spalle l’inferno del dopo Camilli. Adesso il Grifone ha una società grossetana, composta da staff grossetano e da tantissimi calciatori del capoluogo. Ma soprattutto ha riaperto un dialogo con la città regalando emozioni a grandi e piccini.
“Quando abbiamo rilevato il Grosseto calcio – spiega Simone Ceri, vicepresidente dell’Us Grosseto – siamo dovuti ripartire da zero. La serie B aveva lasciato ricordi bellissimi ma anche una grande illusione con la quale dobbiamo continuare a convivere tutt’oggi. Poi è arrivato Pincione e non ne parliamo. Il nostro lavoro è stato quello di mettere in piedi una società che in qualche anno potesse puntare non alla serie B ma alla ricostruzione totale di un movimento collettivo, partendo dai giovani giocatori e dai giovani tifosi. Le società sportive di Grosseto non sono mai state coinvolte veramente e sui giovani atleti veniva fatta una razzia che non giovava a nessuno. Adesso è il momento di ripartire insieme: se un giocatore vale proveremo a lanciarlo, e solo a quel punto divideremo il compenso con la società di appartenenza, ma se anche il ragazzo non dovesse decollare potrà tornare alla propria società in maniera del tutto gratuita. Solo così si cresce davvero come territorio: non con le parole ma con i fatti”.
Camilli ha fatto vivere a tutti il sogno della B, a prezzo però di un movimento giovanile totalmente cancellato sul territorio. Il vero merito della famiglia Ceri è stato invece quello di aver puntato in maniera decisa sull’appartenenza a una maglia come unico biglietto per far innamorare ancora i grossetani del Grosseto. Lo scorso anno c’era in fretta e furia da costituire la società, trovare i giocatori, definire lo staff e buttare in campo undici giocatori. Quest’anno però la società ha cominciato a mettere mattoncini fondamentali per la ricostruzione di un movimento serio coinvolgendo non solo le scuole calcio ma anche le scuole di Grosseto. Delegazioni di giocatori e staff hanno cominciato a incontrare i bambini della città regalando loro sciarpe, facendo insieme attività di educazione fisica e raccontandogli cosa significa indossare la maglia biancorossa.
Ma i Ceri non si sono fermati qua: hanno contattato le società calcistiche di Grosseto, e tante anche della provincia, aprendo loro gratuitamente le porte dello stadio e spiegando, con un volantino consegnato all’entrata della Curva, quali emozioni può regalare “l’orgoglio di essere grossetani”.
“Tifoso, sportivo, spettatore, intanto grazie di essere qui fra noi oggi. La partita è importante – si legge nel volantino distribuito ieri all’entrata della Curva Nord –, forse la più importante, per questo la tua presenza oggi ha un significato particolare. Anche se appartieni ad altra società oggi sei uno di noi e ti preghiamo di sentirti tale. Per molti sarà la prima volta in uno stadio, nel nostro stadio, un’esperienza indelebile per ogni bambino. Un ricordo che se resterà vivo lo porterà ad amare il football e i valori che racchiude. Per questo cercheremo di coinvolgerti nel nostro tifo, chiedendoti di vivere la partita insieme a noi”. Un’indicazione apprezzata anche, e soprattutto, dai tanti tifosi che non frequentano abitualmente lo stadio ma che a fine gara hanno potuto vedere negli occhi dei propri figli una gioia sana, un’emozione incontenibile, un senso di appartenenza che va oltre il mondo del calcio.
L’iniziativa che ha portato allo stadio quasi 1.500 persone sarà ripetuta anche per le prossime due partite casalinghe del Grosseto, le ultime della stagione da giocare allo Zecchini. Le porte della Curva per i giovani tifosi delle società sportive, e per i loro genitori, rimarranno aperte. Spalancate.
“Alla fine, con l’aiuto della squadra, potremo magari festeggiare una giornata memorabile e se il campo non dovesse regalarci gioie dovremo comunque sentirci vincitori per aver dato tutto e per aver vissuto un grande giorno di appartenenza alla nostra città. E quando domani molti di voi torneranno a indossare un’altra maglia – conclude il volantino – saremo tutti più consapevoli di avere un unico denominatore comune: l’orgoglio di essere grossetani!”. Parole, momenti ed emozioni che colgono trasversalmente chiunque si definisca grossetano. Perché questo, come la vera favola del calcio racconta, non è soltanto un messaggio sportivo ma bensì sociale e culturale. E il bello è che la favola biancorossa è appena cominciata.