GAVORRANO – Anche il Comune di Gavorrano ha deciso di sostenere la realizzazione del film documentario “Il direttore” di Maurizio Orlandi, il regista de “L’ultimo pane”, la pellicola dedicata i minatori e alle miniera di Gavorrano. Questa volta Orlandi si cimenta un altro docufilm dedicato al padre, Aldo Orlandi, che da segretario del direttore della miniera di Niccioleta fu poi promosso a direttore dello stabilimento Farmitalia di Settimo Torinese.
«Abbiamo dato un contribuito – ha spiegato il sindaco di Gavorrano Andrea Biondi – alla realizzazione del film perché la storia raccontata è nel Dna di quella del nostro comune. Siamo riusciti a fare una variazione di bilancio e assegnare un po’ di risorse a questo film». Si tratta di 500 euro. La collaborazione con Orlandi porterà anche ad una proiezione del primo documentario che lo stesso autore dedicò sempre al padre. Nel 1999 venne girato infatti “Le foglie volano” (regia Pier Milanese) il documentario che raccontava la prima parte della vita del padre di Orlandi che fu partigiano combattente a Firenze. L’iniziativa sarà ospitata il 27 aprile a Bagno nell’ambito del Festival Resistente che quest’anno si terrà tra Follonica, Scarlino e appunto Gavorrano. Sempre in quei giorni, dal 25 al 28 aprile, Orlandi sarà a Gavorrano per girare alcune scene del nuovo film “Il direttore” che racconterà l’esperienza del padre nella seconda parte della sua vita.
«Il direttore – spiega Maurizio Orlandi che questa mattina ha incontrato la stampa a Gavorrano – nasce come progetto documentario due anni fa per conto del comune di Settimo Torinese sulla storia della Farmitalia che ai tempi di mio padre era di proprietà della Montecatini. La storia che voglio raccontare è importante perché è da una parte una vicenda personalissima della mia famiglia e dall’atra è una storia paradigmatica di quella che è stato il passaggio del nostro Paese dai tempi della guerra fino al momento in cui si sono create le condizioni della post industrializzazione e quindi la crisi delle fabbriche e gli anni ’70».
Sinossi a cura di Maurizio Orlandi
Il Direttore è un film documentario che racconta la storia di Albo Orlandi, mio padre. Era nato a Gavorrano, nella Maremma toscana, dove faceva il Segretario del direttore nelle miniere di pirite della Montecatini.
Nel 1969, venne trasferito, dalla Montecatini, alla Farmitalia di Settimo Torinese, come Direttore del personale. Erano i mesi dell’“Autunno caldo”, delle lotte politiche e sindacali; ma, anche il periodo del terrorismo e delle Brigate Rosse.
Persona rigida ed intransigente, coerente con il ruolo di Direttore, Orlandi gestiva i rapporti con il Consiglio di fabbrica, nelle aspre vertenze sindacali, e decideva licenziamenti e assunzioni, premi e Cassa integrazione: un lavoro delicato e complesso, che lui svolse fino al 1978, l’anno in cui, all’improvviso, diede le dimissioni. L’ anno del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro.
Nella vita di mio padre, però, c’era anche un’altra storia.
Albo Orlandi, infatti, era stato un antifascista, partigiano combattente nella Resistenza a Firenze. Arrestato e torturato dalla Banda Carità, riuscì a fuggire dal carcere Le Murate, e raggiungere i partigiani in montagna, dove combatté con la Brigata Garibaldi Fanciullacci fino alla Liberazione della Toscana. In seguito, fu presidente del CLN di Gavorrano, negli anni della “resa dei conti” e dell’epurazione.
Due storie diverse e contrapposte della stessa persona; due pagine della mia famiglia, vissute, da me, in maniera contraddittoria. Da un lato, quella dell’eroe partigiano, vista come un’esperienza di grande valore morale, politico e civile; dall’altro, quella del Direttore del Personale, vissuta con un certo imbarazzo e che contestai, nel passato, anche risolutamente. Due parti di una vita che ho, fino ad oggi, tenuto nettamente separate, come se ci fosse stato un prima e un dopo; un confine tra quello che accettavo e quello che rimuovevo.
Raccontare la parte mancante della storia di mio padre, quella relativa agli anni della Farmitalia e della Montedison, entrare dentro quella fabbrica in quel particolare periodo storico, significa per me, oggi, scavare dentro la vicenda esistenziale di un uomo che aveva dovuto fare i conti con le proprie contraddizioni, i propri dubbi e, soprattutto, con la propria solitudine, proprio per il ruolo, a dir poco scomodo, da lui rivestito all’interno come direttore del personale; ancora di più, poi, se messo in relazione con il suo passato di antifascista e valoroso partigiano .
Il Direttore, quindi, è la storia di un personaggio e di un’epoca storica. Ma, è anche il racconto di un figlio che parte dal bisogno di ricucire una cesura, quel pezzo mancante nella storia di suo padre e della sua famiglia.
Il Direttore è la storia della solitudine di un uomo e della sua sconfitta umana che lega, nel tempo e nelle contraddizioni, un padre e un figlio.
Ma, allo stesso tempo, è anche la storia di una sconfitta che può assumere un sapore diverso: il sapore delle “cose giuste” che, alla fine, ognuno di noi, deve fare.