CINIGIANO – «E’ ricorrente che nei nostri territori dell’Amiata i nostri anziani commentano con parole sagge che il frazionamento del territorio in piccoli appezzamenti dei terreni abbamdonati da anziani che non possono più averne cura o per impossibilità dovuta alla età e anche per ostacoli giuridici per l’alienazione troppo costosa con la loro vendita a terzi, di fatto provoca un abbandono progressivo, pericolo di incendio, scomparsa di prodotti» inizia così la proposta del gruppo consiliare A/gentecomune per salvaguardare le terre incolte, pulire il sottobosco e i castagneti abbamdonati.
«Prendendo esempio allora da altri territori – dice in una nota il capogruppo Giovanni Barbagli – come quelli della Valle del Tanaro dove il problema è in via di risoluzione, ho pensato di fare una proposta ai nostri sindaci dell’Amiata di mettere in atto una proposta comune per mitigare il problema appunto dei terreni incolti e della pulizia, il mantenimento e la custodia. Per mettere in pratica questa proposta suggerisco di costituire una cooperativa ad hoc che si occupi del salvataggio di colture e terreni abbandonati, della manutenzione straordinaria e ordinaria di questi terreni e della trasformazione dei prodotti con l’assenso dei proprietari che rilasciano con lo strumento di comodato d’uso l’autorizzazione alla cooperativa».
«La struttura della cooperativa – illustra Barbagli – prevede l’impiego di residenti nei nostri comuni che sono disoccupati, formati da personale forestale e/o da esperti agricoli segnalati e reperiti dalla Unione dei Comuni e dai comuni stessi con un bando di gara aperto alla collaborazione gratuita. Nella fase iniziale del progetto e per la fase di intervento straordinario, la cooperativa si può avvalere di immigrati regolari segnalati dai vari centri di accoglienza della provincia di Grosseto e di Siena ma esclusivamente per far fronte alla fase straordinaria della prima pulizia dei terreni abbandonati. Durante il periodo di manutenzione straordinaria si potrebbe individuare il Convento dei Cappuccini di Castel del Piano per l’accoglienza degli operatori con apposita convenzione».
«Insomma ad un problema vero – conclude il capogruppo – si possono trovare soluzione possibili e realistiche già sperimentate e non campate in aria, ci vuole un po0′ di coraggio nelle nostre istituzioni locali. In altri tempi si era provveduto ad un problema simile con il cosiddetto “piano Fanfani” che impegnava operai dei nostri paesi che erano riusciti a realizzare il rimboscamento e la pulizia dei terreni abbandonati o messi a disposizione dagli stessi proprietari. Niente di nuovo ma a problemi simili soluzioni simili. Alle giuste e prevedibili osservazioni sui costi credo che si possa fa riferimento alle attuali risorse regionali sulle attività forestali e su quelle dell’anticendio»