FOLLONICA – Sono sette in tutto, sei donne e un uomo, i protagonisti di un progetto di formazione professionale che conferma che una seconda vita è possibile. Nelle stanze di un locale ristrutturato della zona industriale, dove ha sede la cooperativa sociale La Gerbera Group, queste sette persone stanno percorrendo la strada verso un futuro migliore grazie a un corso di formazione professionale di sartoria dall’obiettivo umano ed etico; la creazione di opportunità lavorative per coloro che stanno uscendo da esperienze di violenza, aumentandone l’occupazione e professionalità.
E’ un laboratorio di sartoria, quello in via dell’Artigianato, dove nell’aria si percepisce un mix di energia, speranza e la consapevolezza che il passato di ognuno è ormai alle spalle grazie a questo corso che i partecipanti svolgono con entusiasmo. «Tanto che – come raccontano Tatiana e Antonella, due delle donne aspiranti sarte -, la parte che ci piace meno, è fare la pausa a metà giornata» e l’insegnante responsabile Alessandra Gorelli talvolta deve proprio insistere per staccare i suoi alunni dalle macchine da cucire per qualche minuto.
900 ore di formazione per la qualifica a “addetto alle operazioni di realizzazione di prototipo di abbigliamento”, è questo il nome della qualifica finale, dal laboratorio agli stage in azienda, con esame finale tenuto dalla Regione Toscana che certificherà la figura professionale con titolo di valenza europea livello 3.
In questo momento il corso è circa a metà e la sua conclusione è prevista per fine maggio. L’idea sarebbe quella di organizzare una sfilata per presentare a tutti i capi di abbigliamento creati durante il corso, ma ancora ci sono tanti vestiti da cucire.
La realizzazione di questo importante progetto è stata possibile grazie a numerose collaborazioni, tra cui la cooperativa Gerbera Group, sede fisica del corso in via dell’Artigianato. «Siamo specializzati – spiega Deborah Caramelli, direttrice della cooperativa – nell’inserimento lavorativo di persone appartenenti alle categorie svantaggiate. In collaborazione con il centro antiviolenza di Grosseto, l’associazione Olympia de Gouges, abbiamo ideato questo corso di formazione al quale hanno aderito sei donne del centro, di cui due italiane e tre straniere e un uomo di origine africana proveniente da un centro di accoglienza».
L’assistenza tecnica della formazione viene fornita dall’associazione grossetana L’Altra Città. «Siamo esperti di formazione – dice Andrea Caldelli, direttore dell’agenzia di formazione all’interno dell’associazione – e il corso lo abbiamo progettato insieme. Noi forniamo sia l’assistenza tecnica sia sostegno al progetto stesso, in quanto ci occupiamo anche dello sviluppo delle persone più vulnerabili. Abbiamo inserito l’unico uomo del corso, il ghanese Morri, che viene sostenuto dalla nostra associazione».
Il sostenitore di base del progetto è la Regione Toscana, che ha erogato contributi importanti, attraverso un avviso costruito in collaborazione con i Centri Impiego e con i Centri Antiviolenza proprio per capire i bisogni e riuscire a dare risposte alle varie esigenze. «Ho seguito il percorso fin dall’inizio – sottolinea Laura Cappuccini, responsabile del centro impiego di Follonica – , l’andamento del progetto è monitorato da un tutor del centro impiego e da un tutor del centro antiviolenza attraverso azioni di accompagnamento al percorso».
«Qui si nota la cura e l’amore per ogni dettaglio – ha commentato anche il sindaco Andrea Benini durante la sua visita al laboratorio questa mattina -. Con questo progetto non si è dato soltanto un’assistenza a delle persone ma si tratta di una questione di libertà; mettere in condizioni e dare gli strumenti a ciascuna persona di poter essere quella che vuole. Questa è stata la sfida più bella».