GROSSETO – Scende ancora il numero dei donatori del sangue, ma l’emorragia (perdonate il gioco di parole) quest’anno sembra essere molto meno grave degli anni scorsi. Le analisi dei dati 2018 racconta che dei 7143 donatori attivi (ossia coloro che hanno donato negli ultimi due anni, 4796 uomini e 2351 donne) lo scorso anno hanno donato in 6019. Questo significa che i donatori hanno donato di più rispetto all’anno precedente.
563 i nuovi donatori (327 uomini e 236 donne) con una crescita del 9,96% sull’anno precedente, dati che però non hanno compensato le cessazioni. Tra i dati positivi i giovani tra i 18 e i 24 anni che crescono rappresentando il 7,51% oltre un quarto dei nuovi soci (+26,64%).
La sezione di Castiglione della Pescaia è quella con con la maggior percentuale di donatori tra i 18 e 24 anni, oltre a questa ci sono Arcidosso e Montenero. In tre costituiscono il 50% dei nuovi iscritti. Di pario passo cresce il numero degli ultrasessantacinquenni (si può donare sino a 70 anni) passando da 161 a 194. L’età in cui si dona di più è quella della fascia 46-55 anni (2162 persone, il 20,8% dei donatori attivi).
«Le perdite sono state contenute – afferma Carlo Sestini, presidente provinciale Avis – siamo in controtendenza rispetto al resto della Toscana dove, in alcuni comuni, c’è chi ha perso il 7,27%. Le cause sono molteplici, intanto la diminuzione del numero degli esami, ha diminuito la frequenza delle donazioni, il lavoro precario; anche il fatto che siano aumentate le donazioni di plasma (+8%), che tengono occupati i macchinari e le poltrone più a lungo. A livello nazionale c’è infatti una direttiva che agevola questo tipo di donazioni perché l’Italia non è autosufficiente da questo punto di vista, inoltre il plasma ha un più alto valore economico, perché viene utilizzato per la creazione di farmaci salvavita, e di albumina l’azienda, grazie al Plasma donato, risparmia un milione e 300 mila euro».
«Purtroppo – prosegue Sestini – mancano medici trasfusionali. Un problema che c’è in tutta Italia perché a loro non è concessa la libera professionale. Il rischio è che si debbano chiudere i centri trasfusionali». Tra le aree in cui si è avuto un calo più massiccio il comune di Roccastrada «Se non ci saranno nuovi ingressi saremo costretti a chiudere la storica sezione di Ribolla. Una flessione che riguarda anche la zona dell’Amiata, Semproniano, Roccalbegna, Monticello e Castell’Azzara. Mentre a Castel del Piano il centro trasfusionale ha avuto un ottimo risultato per la raccolta del Plasma. Ha retto invece Gavorrano, nonostante siano stati tolti i rimborsi abbiamo perso solo 118 donazioni».