SCANSANO – Si è concluso il censimento dei “Luoghi del Cuore”, iniziativa alla 9ª edizione del FAI, Fonda Ambiente Italiano. Tra i ben 37.237 Luoghi votati troviamo la “Fattoria di Pomonte” e “Baccinello: i Luoghi della Miniera e dell’Ominide”, due luoghi periferici, lontani dal capoluogo ed alle estremità opposte del Comune di Scansano.
Quello che li ha riuniti è la passione e l’amore per due simboli della Maremma:
• l’agricoltura della quale la Fattoria di Pomonte (costruita ne 1577) è sicuramente una testimonianza eccezionale per valore architettonico e per l’impulso che diede a tutta quella zona che ancor oggi è uno dei centri a vocazione i principali della Maremma (basta ricordare la Cooperativa Agricola di Pomonte che ha oltre 600 soci);
• l’attività mineraria che fece nascere nel 1917 il borgo di Baccinello con la miniera di lignite che tra alti e bassi fu attiva fino al 1958, anno nel quale (il 4 agosto) fu rinvenuto a 200 metri di profondità l’unico scheletro intero e in connessione di Oreopithecus bambolii, l’Ominide che portò sulle prime pagine di giornali di tutto il mondo il nome di Baccinello.
Il risultato dei due Luoghi del cuore è sicuramente lusinghiero, troviamo infatti Pomonte e Baccinello rispettivamente al 6° e 7° posto nella Provincia di Grosseto, tra i primi 40 della Toscana e al 437° e 444° posto a livello nazionale su 37.237 luoghi votati.
«Questo risultato confortante ci stimola a continuare la promozione dei nostri piccoli-grandi Luoghi del Cuore ed a migliorare per l’anno prossimo la organizzazione della raccolta dei voti, ha dichiarato Pasquale Quitadamo, Consigliere comunale di Scansano e curatore del blog scansano.news che ha lanciato le 2 candidature all’inizio della scorsa estate» affermano. «L’obiettivo è far conoscere queste splendide realtà ad attirare l’attenzione sullo stato di triste abbandono di un pezzo di storia e architettura come la Fattoria di Pomonte e sulla storia della miniera di Baccinello e del “suo” Ominide che grazie all’amore dei discendenti dei minatori e della locale Pro Loco si sta rinnovando con tante iniziative».
I risultati e classifiche definitive dei luoghi più votati della 9ª edizione de ” Luoghi del Cuore” sono stati annunciati il 6 febbraio 2019. Un successo che testimonia l’amore e l’impegno che moltissimi Italiani condividono per la bellezza del nostro Paese. I 37.237 luoghi oggetto di segnalazione situati in 6.412 Comuni Italiani (80,6% del totale) costituiscono una preziosa mappatura spontanea di luoghi tanto diversi tra loro quanto amati, fatta di paesaggi e di palazzi storici, di chiese e di fiumi, di castelli e di borghi, di ville e di botteghe storiche, di giardini e di sentieri, che rende “visibile” il sentimento profondo che lega le persone ai territori dove vivono o dove hanno vissuto esperienze importanti della loro vita.
Fattoria di Pomonte
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La villa fu fatta costruire da Mario Sforza nel 1577, contemporaneamente alla realizzazione della Villa Sforzesca di Castell’Azzara. Vi è incertezza su chi possa aver realizzato il complesso, ma non è da escludere che anche il progetto per questa residenza possa essere stato elaborato da Giovanni e Domenico Fontana che stavano lavorando alla realizzazione dell’altro complesso sforzesco. Nel corso del XVII secolo, con la definitiva caduta politica della Contea di Santa Fiora e la sua annessione al Granducato di Toscana, la villa passò ai granduchi che decisero di trasformarla in fattoria, suddividendola in più unità che furono cedute a privati. Durante il secolo scorso, il complesso fu abbandonato, a vantaggio delle vicine nuove costruzioni, ed è andato incontro ad un inesorabile degrado, in cui versa tuttora. La fattoria di Pomonte si presenta come una possente villa in stile tardo rinascimentale, disposta su tre livelli, col portale d’ingresso centrale preceduto da una gradinata e sovrastato da un arco a tutto sesto, sopra il quale è collocato lo stemma gentilizio. Di epoca più moderna sono i rinforzi esterni in cemento armato. Attualmente, il fabbricato versa in condizioni non buone, necessitando urgenti interventi di restauro. Presso il complesso, sorgeva anche la cappella di Sant’Antonio Abate, al cui interno era custodita una pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino in gloria e santi, opera di scuola senese del XVII secolo, attualmente conservata nella vicina e moderna chiesa di San Benedetto.
Baccinello: i Luoghi della Miniera e dell’Ominide
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Baccinello, Borgo nel Comune di Scansano a circa 25 chilometri ad est di Grosseto, trae le proprie origini dall’attività mineraria che si sviluppò agli inizi del novecento. Anticamente il territorio era posto nella corte del castello di Cana, poi corte del Cotone, antico castello Ardenghesco. È grazie al lavoro, al sacrificio, alle fatiche, al sudore dei minatori e di tanti altri lavoranti se da una regione pressoché deserta, come all’epoca si presentava quella di Baccinello, è nato un villaggio che nel corso dei decenni ha acquistato una sua peculiare identità. Il borgo di Baccinello, il cui territorio affonda le radici milioni di anni fa, trae origine dall’apertura della Miniera di lignite che ha richiamato uomini e famiglie intere da paesi, province e regioni diverse, con passato, costumi, comportamenti, culture e idiomi diversi, di solito spinti dal bisogno, la cosa che più d’ogni altra li accomunava. Il duro lavoro della miniera e la semplicità d’animo di quella gente schietta, diseredata, spesso duramente provata dalla vita, ha sicuramente contribuito a superare ogni diffidenza, ogni incomprensione, ogni distinzione, favorendo la costruzione di un solidale rapporto d’amicizia, di fiducia e stima reciproca fino a fondersi in una vera e propria comunità, sicuramente valorizzata dalle diversità di cui è portatrice. L’apertura delle Miniera risale al 1918. La Miniera, tra aperture e chiusure, crisi e nuove speranze, è stata attiva fino al 1958 quando le attività estrattive terminarono definitivamente. Il nome di Baccinello (GR) è indissolubilmente legato ad un reperto fossile eccezionale: lo scheletro di una scimmia antropomorfa della specie Oreopithecus bambolii. Il reperto fu scoperto il 2 agosto 1958 nei pressi di questo piccolo centro urbano nato intorno alle miniere attive in quegli anni nella Maremma. L’esemplare, oggi conservato presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Firenze, fu battezzato con il nomignolo amichevole di “Sandrone” dai minatori che collaborarono al recupero del fossile, estratto dalle profondità delle gallerie minerarie dove era sepolto dal Miocene superiore. Nell’estate del 1958, la miniera stava per essere chiusa per insormontabili problemi economici. Il 2 Agosto il prof. Johannes Hürzeler, il paleontologo svizzero che si era trasferito a Baccinello, aveva ormai le valigie pronte per rientrare a Basilea ma la notte prima della partenza fu svegliato dal responsabile della miniera, con la notizia che nella miniera una galleria a 200 metri di profondità era crollata e che in seguito al crollo alcune ossa affioravano sulla volta della galleria. I due minatori riconobbero uno scheletro intatto di ciò che il professore stava ricercando da tanto tempo: il cosiddetto ominide di Baccinello. Quando Hürzeler scese in miniera fu subito chiaro che le ossa esposte erano davvero quelle di uno scheletro di Oreopithecus. Esponendosi al pericolo di un ulteriore crollo nella galleria, non essendo sicuro della fattibilità di un recupero, Hürzeler eseguì un disegno a grandezza naturale delle ossa visibili per documentare nel miglior modo possibile il ritrovamento. Oggi, con la spinta della locale Proloco, di alcuni vecchi minatori e dei loro discendenti, è attiva una forte azione di recupero della Memoria dei luoghi. La popolazione di Baccinello ha organizzato in questi anni un piccolo “Museo della Miniera e dell’Ominide” e sta lavorando alla costruzione di un percorso con cartelli illustrativi dei luoghi attraversati e immagini storiche dello stato dei luoghi all’epoca della Miniera.