FOLLONICA – Mentre una città intera esalta per la sentenza del Consiglio di Stato, c’è anche un gruppo di persone a cui la decisione contro la riapertura dell’inceneritore di Scarlino chiude una porta in faccia. Per molti un portone.
Sono i dipendenti, circa 40 in tutto, che nelle ultime ore hanno perso la speranza di ritornare al proprio posto di lavoro, uomini giovani con famiglie a carico. In un momento in cui le rappresentanze politiche dichiarano la propria soddisfazione sulla faccenda, ma anche preoccupazione per la sorte dei dipendenti, promettendo azioni concrete di ricollocamento dei lavoratori, a loro sembrano «parole di circostanza». Questa mattina, in occasione della conferenza stampa dei sindaci di Follonica e Scarlino, Andrea Benini e Marcello Stella, una decina di dipendenti di Scarlino Energia ha assistito alle dichiarazioni dedicate alla stampa. Del resto «e come sempre – affermano – la sentenza l’abbiamo appresa dai giornali».
«E’ difficile esprimere quello che sento in questo momento – è il commento di Simone Ticciati, dipendente di Scarlino Energia, 41enne e padre di famiglia -. C’è ancora molto nervosismo ed è difficile da spiegare. Personalmente non ce l’ho, né con l’azienda né con le istituzioni, ma con il sistema e posso dire per certo che in vent’anni nessuno si è preso veramente a cuore il problema, in primis la politica. Gli amministratori non avevano mai parlato, come oggi, di intraprendere azioni concrete insieme alla Regione o i sindacati. Fino ad oggi tutte queste proposte dov’erano? Se si dovevano trovare delle alternative, come avevano promesso anche le amministrazioni precedenti, oggi non saremo al solito punto di partenza».
Sono 20 anni che Simone lavora per Scarlino Energia e alla domanda se non ha mai pensato, in una situazione di tale incertezza, di guardarsi intorno alla ricerca di un’alternativa, la risposta è no. «Nell’impianto – dice – ho sempre creduto, non tanto per la tipologia quanto per l’utilità. Non voglio fare il sapientone, ma di questi impianti prima o poi ne avremo bisogno, perché per precisazione questo non è un inceneritore, ma un termovalorizzatore. La differenza non sta nel rispetto delle leggi o delle emissioni, quelle sono sostanzialmente le stesse, ma nella collocazione del ciclo dei rifiuti. In pratica, mentre un inceneritore smaltisce la spazzatura, noi trattiamo la parte scartata dalla differenziazione che altrimenti andrebbe in discarica e la trasformiamo in energia, quindi “valorizziamo” ciò che non ha più valore. Naturalmente tutta la fase lavorativa deve rispettare la salute, l’ambiente e le leggi».
Simone afferma anche che «la società ha fatto di tutto per tenerci a lavoro per quanto le è stato possibile, tenendo a Scarlino del personale a fare piccola manutenzione e distaccandone alcuni nelle altre società del gruppo».
I lavoratori, per quanto possano apprezzare le preoccupazioni delle amministrazioni locali e i riflettori accesi su di loro in questo periodo, sanno bene che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e cercarsi un nuovo lavoro.