GROSSETO – Eseguito per la prima volta in Italia un intervento di riparazione robotica di due voluminose ernie di parete nella stessa paziente.
Una storia clinica travagliata quella della donna già sottoposta, in un altro centro, ad una rimozione completa del retto che l’ha costretta, per sempre, a portare un sacchetto che devia le feci dalla pancia. Poco dopo l’intervento si erano già formate due importanti ernie, una addominale proprio dove era posizionato il sacchetto ed un’altra in una situazione ancora più delicata, a livello del pavimento pelvico, cioè nella zona dove sono stati asportati il retto e l’ano.
Grazie all’importante esperienza di chirurgia robotica, il Dott. Paolo Bianchi e la sua équipe hanno affrontato l’intervento con questa tecnica: è stata posizionata un’ampia rete nella sede dell’ernia vicino al sacchetto, dopo avere isolato tutti gli strati della parete addominale, mantenendo l’intestino nella stessa posizione e ricoprendo interamente la protesi con lo strato più interno della parete, il peritoneo. A livello dell’altra importante ernia è stata fissata una rete speciale a chiudere completamente il difetto, riportando l’intestino, che si era spostato al di fuori dell’addome, interamente al suo interno.
La settantacinquenne ha avuto un buon decorso post-operatorio ed è stata dimessa già due giorni dopo l’intervento chirurgico. L’Ospedale di Grosseto, dove è stato inserito il primo robot d’Italia nel 1998 quando era Direttore Sanitario l’attuale Direttore Generale Enrico Desideri, è un centro di eccellenza per la Chirurgia Robotica riconosciuto a livello sia nazionale che internazionale, nonché un polo di formazione che accoglie presso la sua Scuola, chirurghi provenienti da tutto il mondo.
Nonostante l’utilizzo del robot sia dedicato per la maggior parte alla chirurgia oncologica maggiore gastrointestinale ed epatobiliopancreatica, l’equipe della Chirurgia Generale dell’ospedale Misericordia, diretta dal Dott. Paolo Pietro Bianchi (a capo anche del Dipartimento Chirurgico dell’Azienda USL Toscana sud est), si dedica da ormai quasi 2 anni al trattamento robotico della patologia erniaria della parete addominale, con più di 100 interventi eseguiti, rappresentando ancora una volta un’eccellenza pionieristica nell’ambito di questo settore. La città di Grosseto, infatti, ha ospitato nello scorso mese di settembre il primo congresso italiano dedicato specificamente alla chirurgia robotica della parete addominale.
L’addome è un apparato autonomo complesso, come l’apparato digerente o quello respiratorio. Complesso perché dal punto di vista anatomico è caratterizzato da molteplici componenti: muscoli, fasce muscolari, tendini, membrane sierose, tessuto adiposo e, naturalmente, la pelle. L’integrità della parete addominale è fondamentale per l’equilibrio di tutto il corpo, per un corretto mantenimento della postura e soprattutto per equilibrare le forze esercitate sulla colonna vertebrale. Le ernie della parete addominale alterano queste importanti funzioni delle parete. Le più complicate sono quelle che insorgono su precedenti incisioni chirurgiche, i cosiddetti “laparoceli”: sono molto frequenti e la loro cura può essere solo chirurgica.
L’intervento oggi più adeguato per curare un laparocele consiste nell’isolamento dei diversi strati che compongono la parete addominale e nel posizionamento di una rete (protesi) all’interno di questi strati, in modo da ricostituire una parete intatta, che mantenga una corretta tenuta ed elasticità. La rete deve essere possibilmente ricoperta dallo strato più interno della parete addominale, il peritoneo, in modo che non venga a contatto con l’intestino, dove potrebbe causare aderenze o infezioni. Oggi per eseguire questo tipo di intervento nei laparoceli più complicati la tecnica aperta tradizionale è ancora quella più utilizzata e sicura. La chirurgia aperta, però, comporta delle ampie incisioni a livello della cute, una ripresa post operatoria più lunga ed una percentuale di possibili complicanze ancora oggi intorno al 20%.
La chirurgia mini-invasiva garantisce una più bassa incidenza di complicanze, un minor dolore postoperatorio, un ricovero ospedaliero più breve ed un più rapido ritorno alle normali attività quotidiane e lavorative. Purtroppo però la normale tecnica laparoscopica non consente di riprodurre fedelmente questo tipo di interventi, per le difficoltà tecniche ad isolare tutti gli elementi della parete addominale e ad eseguire ampie suture ad addome chiuso. Pertanto, per poter comunque impiegare la chirurgia mini invasiva, negli anni si è arrivati ad una sorta di compromesso, posizionando delle reti particolari direttamente a contatto con l’intestino, senza dover eseguire manovre troppo complesse. Oggi, la vera rivoluzione chirurgica è la robotica: grazie alla tecnologia è possibile riprodurre esattamente l’intervento standard aperto, ma con tecnica completamente mini-invasiva, in quanto il robot consente al chirurgo di lavorare dal basso verso l’alto, all’interno della cavità addominale, riproducendo gli stessi tempi chirurgici dell’intervento aperto ed inserendo la nostra rete tra i diversi strati della parete addominale.
L’impiego della chirurgia robotica nella cura delle ernie complesse della parete addominale è una nuova sfida, che negli anni a venire si svilupperà enormemente, garantendo ai pazienti un trattamento chirurgico mini-invasivo, con meno dolore, ricoveri ospedalieri più brevi e meno complicazioni e quindi anche minori costi di assistenza. In questo ambito l’Ospedale di Grosseto insieme a quello di Arezzo (parte della stessa Ausl Toscana sud est) svolge un ruolo pionieristico sia nello sviluppo delle nuove tecniche, sia a livello didattico in ambito della chirurgia generale, urologica, endocrinologica, ginecologica.