FIRENZE – A seguito dell’ordinanza del Consiglio di Stato del 17 dicembre, il calendario venatorio della Toscana ha subito la decurtazione di numerose giornate di caccia, circa 15, rispetto a quanto previsto dalla Giunta Regionale, per le seguenti specie:
– Merlo: chiusura caccia dal 18 dicembre 2018
– Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza: chiusura caccia dal 17 gennaio 2019
– Alzavola, Marzaiola e Germano Reale: chiusura caccia dal 17 gennaio 2019
– Colombaccio: chiusura caccia dal 17 gennaio 2019
– Beccaccia: chiusura della caccia dall’11 gennaio 2019
“Nella lettura delle motivazioni che hanno portato il collegio giudicante ad emettere questo provvedimento, peraltro inappellabile, in netto contrasto con quanto affermato poche settimane fa dal Tar Toscana a seguito del ricorso di alcune associazioni ambientaliste – fa sapere una nota della Regione Toscana – lo scorso 20 dicembre la Regione, ritenendo comunque valide le motivazioni che avevano portato alla redazione del proprio calendario venatorio, ha richiesto d’urgenza un parere aggiuntivo ad Ispra (obbligatorio secondo la legge 157/92), rispetto alla possibilità di reintegrare con nuovo atto le tempistiche decurtate dal provvedimento giudiziario”.
“Ad oggi purtroppo – commenta l’assessore Marco Remaschi – nonostante sia trascorso quasi un mese dalla richiesta, non abbiamo ancora avuto risposta dall’Istituto del Ministero dell’ambiente tenuto a fornire i pareri rispetto ai calendari venatori regionali, obbligatori per legge. In assenza di tale parere infatti non è possibile per la Regione l’approvazione, in tempi utili per mettere in campo azioni correttive, di atti che possano in qualche modo ripristinare il calendario venatorio originario, poiché tale atti risulterebbero illegittimi con gravi conseguenze anche dal punto di vista penale.”
“Il nostro calendario – conclude Remaschi – è redatto secondo i più aggiornati dati scientifici disponibili a livello europeo e per questo riteniamo, come confermato anche dal primo pronunciamento del Tar, che quanto previsto consentisse una gestione venatoria sostenibile di tutte le specie cacciabili, comprese quelle oggi oggetto di chiusura anticipata. Riteniamo quindi che quanto ordinato dal Consiglio di Stato sia una limitazione dei diritti legittimi dei cacciatori, verso i quali manifestiamo la nostra solidarietà, ribadendo che la responsabilità di quanto sta avvenendo è da attribuire unicamente all’autorità giudiziaria verso la quale, in queste condizioni, non abbiamo alcuna possibilità di intervento”.