FOLLONICA – “Cento anni e non sentirli”: così i ragazzi della Terza C della Scuola Secondaria di primo grado “A. Bugiani” hanno deciso di intitolare l’evento che si è svolto nel teatro di Via Balducci, all’interno della scuola primaria “Don Milani”.
«Si è trattato di una mostra – recital – spiega la scuola in una nota – ispirata al Centenario della fine della Grande Guerra, sotto la guida delle insegnanti Sabrina Gaglianone e Laura Ticciati. Di fronte a un pubblico attento, dopo una parte recitata tratta dal testo teatrale di Federico Guerri “Silenzi di guerra”, sono state lette testimonianze raccolte nell’archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, tutte del 1918, seguite dal racconto di Arrigo Bugiani dal titolo “Ritorno a Pavia”(anche lui combattente della Prima Guerra Mondiale, fu curato nell’ospedale militare di quella città); da ultimo “In Flanders Fields” di John McCrae, la poesia che ha ispirato il “Remebrance day” britannico, il cui simbolo è il papavero».
«Dopo avere distribuito al pubblico i simbolici papaveri rossi realizzati dai ragazzi stessi – prosegue la nota – gli alunni hanno accompagnato il pubblico a visitare la mostra dei lavori che, a partire dal 2015, sono stati svolti negli anni del Centenario della Grande Guerra dagli alunni dell’Arrigo Bugiani: la ricostruzione dei nomi dei combattenti follonichesi con il filmato “tutorial” su come si fa una ricerca storica; i monumenti follonichesi inseriti nel sito nazionale “Pietre della memoria”; l’illustrazione artistica del racconto di A. Bugiani appena letto; un libro fatto a collage di stoffa, ispirato al testo di Camillo De Lellis “Taccuino di guerra”».
«I ragazzi della Terza C hanno presentato anche il loro lavoro – conclude la scuola – una mappa di Follonica con evidenziate le vie e le piazze che con il loro nome, che hanno avuto cura di spiegare, ricordano la Grande Guerra. Il percorso didattico ha la finalità di creare cittadini più consapevoli del passato e del mondo che ci circonda per non ripetere gli errori che l’esperienza passata ci insegna».