GROSSETO – L’importanza della promozione della salute, oltre le barriere culturale e di comunicazione, è il tema del seminario in programma per domani, martedì 18 dicembre, nella sala Pegaso di palazzo Aldobrandeschi, in piazza Dante a Grosseto.
L’evento è promosso dall’Azienda Usl Toscana sud est e dal Coeso Società della Salute in occasione della Giornata internazionale del migrante, per ricordare la nascita della “Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”, che vide la luce il 18 dicembre 1990, e si avvale della collaborazione di Provincia di Grosseto, Società italiana di medicina delle migrazioni Unar, ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, del contributo dell’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo, in partenariato con la rivista Confronti e il centro studi Idos e con il sostegno dei fondi Otto per mille della Chiesa Valdese.
L’incontro, che vede la presenza di numerosi esperti del settore e che sarà aperto alla cittadinanza e si dividerà in due parti: nella prima verrà presentato il Dossier statistico nazionale immigrazione, a cura del centro studi Idos, che fotografa la presenza degli stranieri in Italia, mentre la seconda parte sarà dedicata alle esperienze messe in campo nell’azienda sanitaria Usl Toscana sud est e nei comuni consorziati nel Coeso (programma completo su: www.coesoareagr.it). “Si tratta di un momento importante di studio e confronto, perché solo attraverso la conoscenza dei dati è possibile programmare azioni sanitarie e sociali efficaci”, spiega Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso Società della Salute.
“La tutela del capitale di salute della componente straniera della nostra popolazione, ingente in virtù della giovane età (il 10,8% della popolazione consuma il 4% dei farmaci) e messo a repentaglio da elementi di fragilità, si realizza con i nostri strumenti consolidati di prevenzione e sanità di iniziativa – commenta Stefania Magi, referente per la Salute dei Migranti della Asl Toscana sud est – Questi, associati alla mediazione, consentono di promuovere la salute oltre le barriere comunicative, “allenando” così gli operatori alla gestione della diversità”.
Alcuni dati elaborati dall’Azienda Usl Toscana sud est
La popolazione straniera residente nel territorio della Asl Toscana sud est conta 89.933 persone, pari al 10,8% del totale, con un incremento pari all’1% registrato negli ultimi 5 anni. Il 54% sono donne mentre l’età media è di 35,3 anni, più bassa rispetto a quella generale, che si attesta sui 46,7 anni. Si tratta quindi di una popolazione estremamente concentrata nella fascia di età compresa tra 25 e 44 anni. Solo il 6% ha più di 64 anni (percentuale che tra gli italiani sale al 28%). Le prime cinque cittadinanze presenti nel territorio aziendale sono: Romania (29,4%), Albania (12,8%), Marocco (4,9%), Macedonia (3,5%), Ucraina (3,5%). Da un punto di vista lavorativo, dai dati della locale Camera di Commercio emerge che in provincia di Arezzo, su 37.611 imprese, 4.120 sono straniere; in provincia di Siena, su 28.563, quelle straniere sono 2.321 mentre a Grosseto, su 29.243 imprese, quelle straniere sono 2.342.
L’analisi demografica evidenzia due punti di forza di questa popolazione, rispetto agli autoctoni: la giovane età e la natalità. Un’età media più bassa, sul piano della sostenibilità del sistema sanitario e di welfare, significa un minor carico di pensioni e di assistenza a malattie croniche, e maggiori risorse in termini di attività lavorativa e contribuzione. Tra i fattori di vulnerabilità, emergono la diversità linguistica, la scarsa conoscenza dei servizi sanitari e la diversa cultura di origine che, spesso, non include le pratiche della prevenzione. Tra i lati critici, anche la povertà delle reti parentali, amicali e professionali che non vanno quindi a sostenere la persona.
Dai dati Istat emerge che l’aumento registrato nel numero di cittadini stranieri in tutta l’area della sud est, sia dovuto più alle nascite da genitori di cittadinanza straniera che non a nuovi flussi migratori (la quota di bambini nati da genitori stranieri, tra il 2008 e il 2017, oscilla stabilmente tra il 18 e il 19%). Questo, insieme al fatto che la Regione Toscana è tra le prime nel livello di soddisfazione dei livelli essenziali di assistenza, fa sì che il quadro di salute dei migranti sia sovrapponibile, per la maggior parte degli aspetti, a quello della popolazione autoctona.
I problemi specifici di salute rilevati sono:l’elevato numero di interruzioni volontarie di gravidanza, anche se in calo nel tempo, il maggior ricorso, nei bambini stranieri, a prestazioni neurologiche e di salute mentale, la più bassa adesione agli screening rispetto agli italiani, l’alto tasso di diabete, anche gestazionale, che accende l’allarme sul rischio di un carico di malattie croniche potenzialmente più alto e più precoce rispetto alla popolazione autoctona.
Le condizioni socioeconomiche di una popolazione rappresentano uno dei principali determinanti di salute della stessa. Le disparità di reddito, istruzione e inclusione si riflettono spesso nella differente distribuzione delle malattie e dell’aspettativa di vita fra gli individui. Uno studio pubblicato sul Lancet, nel 2017, ha dimostrato che un basso stato socioeconomico è un fattore di rischio indipendente di mortalità e che, da solo, determina una riduzione di sopravvivenza di circa due anni.
Nell’analisi per le prime 15 nazionalità presenti sul territorio della sud est, si notano alcune differenze. I bengalesi presentano una percentuale maggiore di consumo di farmaci per l’apparato gastrointestinale e del metabolismo; i filippini hanno una percentuale più alta di farmaci per il sistema cardiovascolare; superano la media per questi farmaci anche gli ucraini, gli albanesi e i polacchi. Cinesi, indiani e pakistani hanno percentuali più alte di consumo di antimicrobici. I macedoni, di farmaci per il sistema osteomuscolare, mentre la più alta percentuale di consumo dei farmaci del sistema nervoso centrale si ritrova fra polacchi e kosovari.
La Direzione della Asl Toscana sud est ha scelto di affidare ad una struttura, nello staff della direzione sanitaria, il coordinamento dell’attività per la tutela e promozione della salute delle persone migranti. Tutte le tre ex Aziende avevano servizi di mediazione linguistico culturale e traduzione di testi, ancora attivi. C’erano state inoltre numerose esperienze di attività transculturali, sia di formazione che di mediazione.