CAPALBIO – Sei persone arrestate per spaccio e detenzione di stupefacenti: è il culmine di una indagine portata avanti dai carabinieri di Pescia Romana e Tuscania e dalle compagnie di Grosseto e Orbetello. Lo spaccio avveniva nei boschi tra Capalbio e Orbetello: i clienti, come in un Drive in (circostanza che ha dato anche il nome all’operazione), attendevano il proprio turno in auto, al limitare del bosco. Si tratta di una indagine complessa, che ha interessato perlopiù il territorio di Capalbio, che si trova al confine tra due province e due regioni. Un duro colpo al mercato della droga, ma anche un’operazione che va nel senso di una più generale sicurezza del territorio, andando a colpire quei consumatori che, per procurarsi gli stupefacenti, magari si dedicano ai furti.
L’operazione di questa mattina, che ha portato in carcere cinque marocchini (tra i 30 e i 38 anni) e ai domiciliari un italiano (un orbetellano di 38 anni), «disarticola l’illecita attività di vendita di sostanze stupefacenti tipo cocaina e hashish posta in essere dagli indagati nel vasto ambito dei comuni della costa viterbese e della parte sud della costa grossetana, nonché dell’Argentario». Afferma il procuratore Raffaella Capasso.
La complessa attività di indagine, avviata fin dal luglio 2016, è partita dagli accertamenti compiuti dai carabinieri di Pescia Romana nei confronti di uno spacciatore locale, grazie a tali accertamenti fu inizialmente individuata, all’interno del bosco di Orbetello, una florida piazza di spaccio gestita da tre marocchini e frequentata da molti giovani assuntori, alcuni dei quali, peraltro, già noti ai carabinieri.
Le indagini, costituite da servizi di osservazione e da intercettazioni (il cui contenuto era stato di volta in volta confermato da sequestri di sostanze stupefacenti), erano poi culminate nell’arresto di quattro persone colte in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di 40 grammi di cocaina. In quell’occasione, erano stati arrestati tre marocchini e un italiano, che prestava assistenza ai primi tre fornendo loro cibo e vettovaglie, al fine di garantire il prolungarsi della loro permanenza nel bosco e, quindi, la prosecuzione ininterrotta dell’attività di spaccio.
Gli elementi acquisiti, comprensivi dell’analisi degli spostamenti di alcuni soggetti provenienti da Montalto di Castro, che frequentavano il bosco per comprare lo stupefacente e rivenderlo, hanno consentito, poi, la prosecuzione delle indagini e l’individuazione di numerose altre piazze di spaccio, del tutto simili a quella come sopra disarticolata. Esse, di fatto, hanno rappresentato un importante punto di riferimento per l’acquisto di sostanze stupefacenti su tutto il litorale viterbese e grossetano.
L’avvio di attività di intercettazione telefonica nei confronti di soggetti di nazionalità italiana e marocchina, gravitanti principalmente tra Pescia Romana, Capalbio e Orbetello, ma anche nelle province di Torino, Lucca, Pistoia, Livorno e Massa Carrara, hanno infine consentito di individuare ben sei distinte piazze di spaccio identiche a quella esistente nel bosco di Orbetello, tutte gestite da magrebini e collocate all’interno di boschi, luoghi accuratamente scelti per preservare l’attività di spaccio da eventuali controlli delle forze dell’ordine.
In particolare, si è potuto accertare che, una volta creata la piazza di spaccio all’interno di un bosco, essa veniva poi “pubblicizzata” dagli spacciatori con l’invio di messaggi agli acquirenti più assidui, attraverso utenze dedicate e sostituite ogni 15/20 giorni, così da evitarne l’individuazione. La notizia, poi, si diffondeva attraverso una sorta di “passa parola” fra gli assuntori.
Le investigazioni svolte dai carabinieri hanno consentito inoltre di determinare le modalità di rifornimento delle varie piazze di spaccio, per lo più attraverso corrieri che, soprattutto in orario notturno, con accordi telefonici, partivano dalla provincia di Lucca per recapitare lo stupefacente direttamente all’interno dei boschi. Varie erano anche le modalità con le quali veniva organizzato il trasporto dello stupefacente, che in alcune occasioni veniva occultato addirittura all’interno di frutta e verdura. Inoltre, i tempi e le modalità degli acquisti di droga venivano fissati direttamente con gli assuntori, i quali, dopo aver preannunciato il loro arrivo, si fermavano al limite del bosco e attendevano il proprio turno, proprio come in un “Drive in” (circostanza che poi ha dato il nome all’operazione).
Nel corso delle indagini, sono state arrestate, in occasioni diverse, ben nove persone colte nella flagranza del reato; in particolare, sono stati arrestati, di volta in volta, tutti i corrieri dello stupefacente che veniva recapitato all’interno dei boschi, con contestuale sequestro di circa 400 grammi di cocaina e 200 di hashish. Il volume di spaccio gestito dai pusher è stato quantificato in circa mezzo chilo di cocaina e un chilo di hashish alla settimana, per un valore complessivo stimato in 50 mila euro.
Quanto accertato dai Carabinieri ha portato la Procura della Repubblica di Grosseto ad iscrivere 31 persone nel registro degli indagati e a formulare, nei confronti di alcuni di loro, richiesta di applicazione di misure cautelari personali. Il GIP del Tribunale di Grosseto ha emesso un’ordinanza cautelare personale nei confronti di undici soggetti. L’esecuzione dei provvedimenti è avvenuta contestualmente alle perquisizioni domiciliari disposte dalla Procura della Repubblica di Grosseto nei confronti dei soggetti colpiti dall’ordinanza cautelare, nonché nei confronti di ulteriori 21 indagati. Nel complesso, sono stati impegnati nell’esecuzione di tutti i provvedimenti ben 80 carabinieri dei Comandi Provinciali interessati.