FOLLONICA – «L’Amministrazione ha opportunamente programmato ed avviato un importante investimento per la nuova asfaltatura di strade cittadine decisamente sconnesse e malandate, compresi interventi per molti marciapiedi.
Nulla da eccepire in merito; anzi, dobbiamo apprezzare che, non appena avuta una consistente disponibilià economica, si sia provveduto a rpogrammare ed avviare interventi così urgenti» Così Ettore Chirici, capogruppo di gente di Follonica, inizia il proprio intervento sui lavori di rifacimento delle strade per esprimere alcune perplessità in merito all’esecuzione delle opere.
«Ma è sufficiente fare? Non esiste anche il far bene ed al meglio possibile? – chiede Chirici che continua – C’è un tema, ad esempio, che può essere analizzato e definito da angolature diverse: applicare asfalto drenante (oggi sarebbe necessario) comporta un lavoro non semplicemente di asfaltatura, ma di vero e proprio rifacimento: costi maggiori senza dubbio (eppure, il tema si pone davvero e con urgenza). E’ comprensibile (ma da noi non condiviso) che si preferisca, con gli stessi euro, fare più metri di nuovo asfalto che non meno. Ci sono, invece, questioni che prescindono dal costo e pongono il tema annoso a Follonica di come si fa lavorare e si spende. In primo luogo, la scelta del colore dell’asfalto. Sembra una banalità, ma tra il nero e quello chiaro ci sono da 1 a 2 gradi di temperatura ambientale in meno o in più. Considerando il nostro clima, ci saremmo attesi una scelta virtuosa oggi e per il futuro, l’asfalto chiaro. Tema che, comprendo, interessa poco a tecnici abituati a semplificarsi la vita (la scelta del colore è forse una complicazione?). Parliamo di qualcosa raccomandato da organismi internazionali e da conferenze mondiali sul clima (ma noi siamo su Marte)».
«Poi, a empirica verifica su parte delle strade oggetto dell’intervento in corso – aggiunge il capogruppo – si constatatano errori o lavori non perfettamente eseguiti. In alcuni casi, sono immediatamente “affiorati”, seppur meno accentuati, i precedenti avvallamenti (ben visibili con la pioggia), segno che non si è ben intervenuti sul sottofondo (esempio, via Manzoni, ma non solo); i tombini sono spesso ulteriormente sotto quota (a forza di sovrapporre l’asfalto), così da essere pericolosi per le due ruote e da subire sollecitazioni maggiori al passaggio di autovetture (quindi soggetti a più facile e rapido deterioramento); in zona Senzuno, l’asfalto è adesso al pari dell’ingresso di alcune abitazioni».
«Allora il tema non è più “quanto si spende”, ma come – conclude Chirici – che scelte tecniche si facciano (l’obiettivo è solo quello di ricoprire il vecchio asfalto? Pfui, semplicistico!); le economie magari non immediate, si avrebbero in futuro. Gli amministratori non sono tecnici, ma devono aver chiari gli obiettivi e trasmetterli e pretenderli nell’attuazione dai funzionari. Sono errori gravi che speriamo siano corretti strada facendo (è proprio il caso di dirlo) e nel futuro. Sullo sfondo, per l’ennesima volta, si pone la capacità di dirigere la “macchina comunale”».