GROSSETO – «Riguardo alla recente polemica sorta sulla questione della sistemazione dei corsi Cpia, ci tengo particolarmente a rassicurare i cittadini che non esistono rischi per la salute di nessuno, né nelle scuole né sul nostro territorio. Anche quei pochi soggetti che transitano al centro di accoglienza della Rugginosa, ad esempio, e poi seguono le lezioni al Cpia sono sottoposti ad efficaci e scrupolosi controlli e monitoraggi della propria salute, i richiedenti asilo, appena giunti sul nostro territorio, vengono sottoposti ad uno screening accurato e solo in caso di esito negativo i soggetti vengono affidati ai vari centri» a parlare è il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
«Voglio, poi, assicurare che l’impegno di Comune e Provincia nel seguire la questione Cpia è stato altissimo, fin dalla prima volta che ci venne posta in attenzione la questione. I Cpia, Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, sono corsi di alfabetizzazione per italiani e stranieri che il Miur ha attivato a livello nazionale e che hanno, necessariamente, una articolazione sui territori. A Grosseto, il centro è stato ospitato per sette anni dall’Istituto Fossombroni in virtù di una convenzione esauritasi lo scorso giugno. Da quel momento, ci siamo attivati, come Comune e come Provincia, per lavorare ad una soluzione condivisa e sostenibile».
«Già a luglio la Provincia ha proceduto a verificare la possibile collocazione del Cpia per un ulteriore anno nei locali del Fossombroni, senza trovare un accordo. Subito dopo, il Comune ha convocato un incontro con i Dirigenti Scolastici degli Istituti Comprensivi di Grosseto: vennero proposti alcuni locali della Pascoli, ma questa Amministrazione era contraria perché, in linea di principio, vogliamo evitare coabitazioni tra studenti regolari e studenti adulti – prosegue la nota -. Come Giunta, abbiamo successivamente indicato l’utilizzo di alcune aule dell’Ex Enaoli che, però, erano disponibili non prima dell’anno scolastico 2019/2020. Altra soluzione ipotizzata è stata quella dei locali della ex scuola dell’infanzia della Rugginosa, in disponibilità del Coeso Sds, per l’accoglienza dei profughi ma è stata scartata per un problema di sicurezza nato dalla presenza in loco di un impianto a gas. Anche il tentativo di soluzione nei locali della Cri in centro non ha avuto seguito perché implicava una spesa di sistemazione delle aule non sostenibile per il Comune. Ultimo tentativo di soluzione è stato, infine, l’indicazione di utilizzo di due locali dell’Altra Città in via Alfieri, disponibili addirittura per l’intera giornata dal lunedì al venerdì, e di un terzo locale in via Giordania, in dotazione alla cooperativa Uscita di Sicurezza. Sinceramente, quest’ultima ci sembrava veramente la soluzione migliore: la frammentazione, infatti, è un problema che anche molte altre scuole più popolose della città purtroppo sono costrette a sopportare».
«A questo punto si colloca l’uscita a mezzo stampa della Lega che ha riportato semplicemente una preoccupazione che serpeggiava fra alcuni genitori. Come presidente della Provincia e sindaco di Grosseto, quindi, mi sono immediatamente preoccupato di verificare se ai due Enti che amministro fosse mai pervenuta una qualche comunicazione riguardo alla possibilità che il Cpia si sarebbe potuto ospitare nei locali di proprietà della Provincia all’istituto Leopoldo II di Lorena. Ma non vi è traccia di notifica alcuna. Nel caso i due dirigenti, rispettivamente del Cpia e del Leopoldo II di Lorena, si fossero accordati in proposito, quindi, lo avrebbero fatto in maniera autonoma e, perciò, senza informare né la Provincia né il Comune. Sarei stupito, quindi, se così fosse; e cioè una scelta da parte delle due dirigenti compiuta nel più completo silenzio e senza il più piccolo confronto con le Istituzioni. Non solo, quindi, siamo completamente estranei a questo eventuale percorso decisionale ma, e desideriamo dirlo con forza, siamo profondamente contrari a qualsiasi tipo di coabitazione tra studenti regolari e studenti adulti. Proprio per questo la soluzione temporanea che prevedeva l’allocazione del Cpia in aule formative situate in edifici non scolastici della città era quella per la quale avevamo lavorato e che caldeggiamo anche ora. Ci auguriamo, perciò, che si possa riprendere prima possibile il percorso dialogico iniziato per poter arrivare presto ad una allocazione dei corsi del Cpia che sia coerente con la loro missione, decorosa e sostenibile con altre esigenze della città» conclude la nota.