FOLLONICA – Riceviamo da parte di Antonino Vella una lettera aperta per l’assessore Pecorini sul taglio dei cipressi nel parco centrale, che riportiamo integralmente:
“Egr. Assessore
ho letto con attenzione la risposta che ti sei premurato di dare per fornire delle giustificazioni all’abbattimento di un filare di cipressi storici nel Parco Centrale e, lette anche alcune tue considerazioni, mi corre l’obbligo di esporre alcune mie perplessità.
Innanzi tutto i cipressi non sono stati abbattuti dal forte vento di tempesta, ma sono stati tagliati e fatti a pezzi con le motoseghe ; su due filari di circa 50 cipressi solo 5 hanno ceduto sotto la sferza del vento di cui tre schiantati al colletto e due con ribaltamento della zolla più alcuni rami spezzati.
E non è vero che solo pochi cittadini “non abbiano compreso la pericolosità della situazione”; è vero invece che questi stessi cittadini, in altre situazioni, si sono fatti promotori per far conoscere altre precarietà e ne hanno chiesta la rimozione.
Mi chiedo se sei andato a verificare personalmente lo stato delle piante o se ti sei fidato dei tecnici che, dall’alto delle loro conoscenze, hanno steso un verbale con cui dichiaravano la precarietà dei cipressi.
Io capisco l’esigenza di affidarsi ai tecnici, ma vorrei ricordarti che questi hanno dichiarato ed affermato nel tempo lo stato di vecchiaia e di malattia dei tigli di Via Massetana (dove serviva tagliare per far spazio ad un progetto di parco), lo stato ed il taglio delle tamerici di Viale Italia (oggi piene di buttoni e di vitalità), gli stessi che prima di procedere al taglio dei pini morti e secchi di via Lago di Bracciano (da me sollecitato proprio per un problema di sicurezza) volevano accertarsi se c’era la possibilità di vederli ributtare in futuro, gli stessi che permisero il taglio di pini sani in Via lago di Albano solo perchè alcuni erano ” fuori sagoma”, gli stessi che hanno decretato il taglio dell’enorme ailanto dentro l’Ilva solo perchè un ramo si era scosciato cadendo su un’auto, gli stessi che avevano dichiarato la possibilità di espianto e reimpianto delle palme (ora tutte morte) della rotonda di Via Roma……sempre gli stessi tecnici.
Il fatto è che questi tecnici, che vengono pagati con i soldi pubblici, sembrano più funzionali a certe direttive che all’evidenza dei fatti; altri tecnici da me interpellati a varie riprese, citando testi di botanica, ogni volta mi hanno indirizzato verso scelte o dichiarazioni diverse.
Ad esempio, in questo ultimo caso dei cipressi, il taglio sarebbe stato opportuno se ci fosse stato un cedimento delle radici con il ribaltamento della zolla o uno sfilamento per mancanza di coesione col terreno; ma ciò non è avvenuto se non per tre esemplari abbattuti dal vento.
Per gli altri cipressi, che normalmente nelle campagne toscane vengono piantati in filari proprio per la loro funzione frangi-vento, presentando alcuni uno schiacciamento del terreno intorno al colletto, sarebbe stato sufficiente un rincalzo con terreno e sabbia per ridare stabilità e permetterne una sopravvivenza per ancora chissà quanti anni.
Per giustificare l’abbattimento dei cipressi in questione sarebbe opportuno che venisse prodotta la verifica di stabilità e l’accertamento della classe di propensione al cedimento con la scheda VTA documentata per ogni pianta; ma per non scendere troppo nel tecnico, mi basterebbe essere presente il giorno in cui i tronchi segati, ancora piantati a terra, verranno rimossi per capire quanto gli alberi avrebbero potuto essere un pericolo per l’incolumità dei passanti.
Caro assessore, per chiudere questo sfogo, vorrei ricordarti che questa albereta, come tante altre in Follonica, faceva e fa parte dei nostri ricordi di anziani follonichesi; nell’ippodromo (attuale Parco Centrale) venivamo portati, una volta all’anno con tutte le classi delle elementari e medie, in occasione della “festa dell’albero”, a mettere a dimora tutta una serie di alberelli che i maestri ed i professori di allora facevano sentire come nostri. Lentamente, ma inesorabilmente e talvolta senza motivi validi, questi ricordi ci vengono portati via in nome del cambiamento dei tempi, della modernità, di progetti urbanistici proiettati nel futuro; ma siamo sicuri che questo sia il futuro che vogliamo per i nostri figli?
Antonino Vella”