GROSSETO- “Apprezziamo l’interesse che la presidente Pastorelli ha mostrato nel conoscere la nostra posizione circa la presenza di ibridi di cani e lupi nell’area protetta del parco Faunistico del Monte Amiata, ma ci piacerebbe che il medesimo interesse la presidente lo mostrasse anche in merito alla situazione di crisi che sta vivendo il settore del latte ovino maremmano.”
Così i direttori di Cia e Confagricoltura Grosseto, Enrico Rabazzi e Paolo Rossi, che non vedono nulla di anomalo nell’introdurre questi predatori dentro un’area protetta di 120 ettari in due recinti di 20 ettari complessivi in cui ospitare separatamente gli ibridi e i lupi in purezza catturati nel nostro territorio. Tutta questa operazione dovrebbe consentire, da un lato il ricovero degli animali catturati e dall’altro essere attrattiva per i visitatori del Parco. “Gestire questi animali in una situazione protetta – spiegano Rossi e Rabazzi – impedisce loro di essere liberi e di mettere in pericolo gli allevamenti, ancorché ribadiamo con forza che il lupo non può convivere con ambienti e territori vocati o dedicati alla pastorizia.”
I direttori di Cia e Confagricoltura Grosseto si spingono oltre e rivolgono loro stessi un quesito alla Pastorelli. “Invece di preoccuparsi del nostro parere in merito all’inserimento di ibridi e lupi dentro un’area protetta – commentano – la presidente Pastorelli dovrebbe invece avere a cuore la crisi del latte che vivono i nostri pastori, dopo che alcune aziende di trasformazione hanno dichiarato di sospendere la raccolta del latte. Invece di dividersi o di alimentare sterili polemiche, proprio in questi momenti sarebbe necessario fare massa critica, vivere l’unità e fare fronte comune. La pastorizia chiede questo. Altrimenti dimostriamo di non volerle bene e di anteporre il nostro ego o una rendita di posizione all’interesse comune. Oggi – aggiungono – i produttori, il cui latte toscano di altissima qualità non viene più ritirato, rischiano di essere esposti ad una bieca speculazione da parte di soggetti esterni che potrebbero offrirsi per il ritiro del prodotto a prezzi assolutamente fuori mercato. Quindi, uniamo le forze nell’interesse di un settore che chiede aiuto e non andiamo alla ricerca di protagonismi. Le nostre organizzazioni hanno già chiesto la convocazione di un tavolo di crisi in Regione, pronti a confrontarci con proposte e progetti seri per risolvere la questione commerciale. Quanto alla problematica della predazione – concludono Rossi e Rabazzi – nulla e nessuno può dare lezioni di comportamento. Il resto lo lasciamo ben volentieri agli altri, sicuri che il nostro impegno nasce e si sviluppa solo ed esclusivamente per tutelare gli interessi del settore ovicaprino della maremma. Ognuno faccia la sua parte.”