FIRENZE – “Regione e Caritas Toscana da anni sviluppano insieme percorsi comuni, una lettura condivisa dei fenomeni sociali, un costante confronto e scambio di buone pratiche tra operatori pubblici e del privato sociale, per fronteggiare la povertà, sconfiggere esclusione e marginalità, porre al centro la persona, ripensare un welfare di comunità e relazioni”. L’ha detto l’assessore al sociale Stefania Saccardi, al convegno “Le povertà in Toscana”, che si è tenuto stamani nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della giunta regionale.
Il convegno era l’occasione per presentare, per la prima volta insieme, il Rapporto sulle povertà 2018 dell’Osservatorio sociale regionale, e il Dossier 2018 della Caritas sulle povertà nelle diocesi toscane. Questo a due mesi dall’approvazione del Piano regionale di contrasto alla povertà. Obiettivo dell’incontro, approfondire i dati disponibili e confrontarsi su un fenomeno complesso, quale è la povertà, attraverso diversi sguardi e punti di vista molteplici: quello dell’Osservatorio sociale regionale, centrato sulla descrizione della povertà declinata a livello del territorio regionale, e quello di Caritas, rivolto a un aspetto particolare del fenomeno, cioè gli utenti dei centri di ascolto.
“Regione Toscana ha scelto da anni di sostenere il prezioso lavoro svolto da Caritas – ha sottolineato Stefania Saccardi – perché è convinta che l’osservazione sistematica dei fenomeni sociali, dei processi di impoverimento che coinvolgono le persone e le comunità rappresenti un modo serio e responsabile per conoscere, interpretare, agire”.
“La rete delle Caritas diocesane, diffusa su tutto il territorio toscano, ogni giorno cerca di ascoltare, accogliere ed accompagnare tante persone povere di beni e di diritti – ha detto Marcello Suppressa, delegato Caritas Toscana – La presentazione del rapporto regionale, oltre ad essere un’analisi dei dati raccolti, è anche una opportunità per portare al centro dell’attenzione coloro che vivono ai margini, che sono il nostro prossimo che non possiamo non vedere. Le povertà che il Rapporto racconta appaiono fortemente plurali: partono infatti da situazioni di vita anche molto diverse tra di loro per approdare a scenari diversi, pur condividendo alcuni elementi comuni: quello dell’esclusione in primis e della continua precarietà. Ringraziamo la Regione Toscana per la fiducia e la collaborazione, che dura da molti anni, che ha l’obiettivo di andare incontro a coloro che fanno più fatica e rispondere ai loro bisogni” .
“I temi trattati dai due Rapporti – commenta ancora l’assessore Saccardi – ci invitano a porre attenzione ad alcune dinamiche sociali, tra le quali emergono la crescita, seppur lieve, della povertà accompagnata da una costante cronicizzazione dei relativi percorsi. Appare sempre più dirompente l’emergenza lavoro e si affaccia una povertà che colpisce anche famiglie con figli e dotate di un reddito. Si assiste inoltre a una crescente difficoltà educativa e di tenuta delle famiglie”.
Lo scenario tracciato dal precedente lavoro dell’Osservatorio sociale (questo del 2018 è il secondo Rapporto) aveva prefigurato i passi successivi in maniera piuttosto chiara, definendo, in particolare, due obiettivi di breve termine per il nuovo report: affinare la misurazione delle povertà in Toscana, avviando un percorso metodologico per la costruzione di nuovi indici, e completare l’analisi dell’applicazione della misura sperimentale SIA e dell’avvio del REI nel sistema regionale di contrasto della povertà.
Tutto questo è stato possibile grazie allo sforzo effettuato dall’Osservatorio sociale regionale di ampliare nel corso del tempo il gruppo di lavoro che contribuisce alle analisi e alla stesura del volume, che oggi è composto da: Anci Toscana, Caritas Toscana, Irpet, Centro regionale infanzia e adolescenza dell’Istituto degli Innocenti, Università di Siena. Questa scelta non solo ha consentito l’accesso a maggiori e più complete informazioni ma ha rafforzato l’impianto stesso del lavoro, dal momento in cui le conoscenze sono state condivise e discusse collettivamente attraverso un confronto continuo coordinato dall’Osservatorio stesso. Un ulteriore passo in avanti nella direzione di una messa in rete dei diversi punti di osservazione che soggetti così differenti hanno e possono avere in futuro sul fenomeno oggetto di studio, offrendo per quanto possibile, un quadro completo delle conoscenze.