GROSSETO – «Un problema quasi sconosciuto in occidente è quello dei “ragazzi di strada”, che invece è molto diffuso nei paesi africani. Ragazzini e ragazzine, di età compresa fra 6 e 12 anni, abbandonati o spesso cacciati dalle loro famiglie perché è diventato impossibile provvedere al loro mantenimento o perché i genitori sono deceduti o hanno subito arresti o sono soggetti a malattie invalidanti» a raccontarlo, in una nota, è la Società Naturalistica Speleologica Maremmana ha svolto numerosissime spedizioni e portato a termine già vari progetti di Cooperazione internazionale in Etiopia.
«Un mondo molto lontano dalle nostre realtà – spiega la nota – dove questi poveretti sono costretti a vivere per strada, formando delle bande e vivendo di espedienti molto spesso illegali. Molte bimbe vengono avviate alle prostituzione già in tenera età. Per tentare una loro riabilitazione e un reinserimento nella società e a volte nella famiglia, si sono costituite delle organizzazioni di volontariato denominate “Centri di raccolta ragazzi di strada”. Una di queste chiamata “Busajo onlus” si trova nella città di Soddo nel Wolayta, sud Etiopia, città dove la Società Naturalistica Speleologica Maremmana ha svolto numerosissime spedizioni e portato a termine già vari progetti di Cooperazione internazionale come la costruzione di un invaso per uso irriguo, la costruzione di oltre due chilometri di strada per raggiungere il villaggio di una tribù molto emarginata, un progetto di prevenzione dalla malaria e uno sulla igiene materno infantile».
«Con la Busajo onlus – prosegue la nota – da alcuni anni si è attivata una collaborazione che ha portato anche alla realizzazione di un libro “Finalmente schiavo” scritto da Cavanna Carlo e dall’antropologa Valentina Radi, distribuito in 3.000 copia dalla Giunti con un ricavo totalmente a favore della Onlus. Quest’anno due componenti della Società Naturalistica Speleologica Maremmana, Carlo Cavanna e Igino Castelli, dedicheranno 3 settimane, a partire da metà novembre, per prestare la loro opera nella progettazione e realizzazione di alcuni impianti idraulici ed elettrici utili al completamento del Centro Busajo onlus».
«Un esempio di solidarietà verso questi – conclude la nota – paesi dove con minimi capitali investiti si potrebbe favorire una economia sufficiente a far sì che possano vivere serenamente nella loro terra, nella presunzione che nessuno al mondo vorrebbe lasciare il luogo di nascita e i propri familiari. Per approfondimenti visitare i siti www.ethiopiatrekking.it e www.busajo.org».