ALBINIA – “Sei anni dopo l’alluvione in Maremma, serve mettere in sicurezza il territorio anche alla luce degli eventi estremi delle ultime settimane.” a dirlo, nel giorno dell’anniversario dell’alluvione che mise in ginocchio la Maremma, è Legambiente in una nota che chiede, a gran voce, una messa in sicurezza del territorio.
“Sono ormai passati sei anni dall’alluvione che ha messo in ginocchio la Maremma grossetana dice l’associazione del cigno verde – ma il ricordo di quei giorni è ancora vivido in noi e ci deve obbligare a continuare a lottare per la messa in sicurezza del territorio allo scopo di evitare che simili situazioni si ripresentino. I danni causati dall’alluvione furono ingentissimi e colpirono in particolar modo le campagne tra l’Ombrone, l’Albegna e il Fiora ma anche la frazione di Albinia nel Comune di Orbetello. Proprio la frazione di Albinia con la vicina campagna contò circa 150 sfollati a causa dell’esondazione dell’Albegna. Sei vittime e conseguenze drammatiche per l’intero territorio: è questo il bilancio di quei tragici giorni”.
“Nel corso di questi anni, vi sono stati interventi, ma la strada verso la messa in sicurezza sembra ancora lontana – sottolinea Legambiente – e i riflettori sulle opere ancora da realizzare o in via di realizzazione devono rimanere costantemente accesi. È doveroso ricordare come questi devono essere ricondotti su scala di bacino al fine di una vera e propria mitigazione dei rischi. Occorre una costante manutenzione dei reticoli minori, così come è necessario intervenire a monte ed evitare interventi d’emergenza che potrebbero rivelarsi non solo inutili ma devastanti per l’ecosistema fluviale. A tale proposito, ricordiamo l’importanza dell’attivazione dei “contratti di fiume” per una pianificazione partecipata del territorio e per la tutela di sicurezza e ambiente.
“Il 12 novembre – ha dichiarato Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente – è una data dolorosa che ogni anno è necessario ricordare per non dimenticare le vittime di quel giorno e per tenere sempre a mente che è prioritario mettere in sicurezza il territorio. Quello che è successo nel 2012 prima e nel 2014 poi è la conseguenza di una non corretta gestione e pianificazione del territorio. Alla luce di ciò, non è più rimandabile un ragionamento di ampio respiro che ci consenta di pianificare e, nel caso dei progetti già esistenti, portare a termine tutte le opere di cui il territorio ha bisogno. Aspetto da non trascurare riguarda il fatto che gli eventi sempre più estremi con i quali stiamo facendo i conti in questo ultimo periodo, conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, rappresentano un’ulteriore criticità e sono un tassello in più in più da inserire nella riflessione relativa alla messa in sicurezza”.
“La nostra associazione da sempre lavora al fianco delle istituzioni e dei cittadini per riuscire ad individuare soluzioni capaci di fare fronte alle criticità del territorio. Il rischio idrogeologico sta rendendo il nostro Paese sempre più fragile e insicuro anche a causa, come detto poco sopra, dei cambiamenti climatici che amplificano gli effetti delle alluvioni. Investire sulla prevenzione– ha concluso Gentili – è fondamentale ma è altrettanto importante al fine di ottenere risultati efficaci fare in modo che le misure volte alla mitigazione del rischio idrogeologico vadano di pari passo con le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Serve, quindi, mettere in campo azioni e liberare risorse attraverso cui coordinare e controllare in maniera sistematica i progetti e gli interventi ma anche promuovere politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti degli eventi. A questo riguardo, ci tengo a sottolineare che i contratti di fiume sono uno strumento “collaudato” a livello nazionale per condividere dal basso, insieme ai cittadini, associazioni e istituzioni preposte, le strategie di governo del territorio, investendo anche in una diffusa consapevolezza.”