GROSSETO – «Ancora una volta il taglio degli alberi cittadini, questa volta le piante di Via Mameli a Grosseto, torna a far discutere. Ma le proteste e un po’ di baraonda sui social non sono sufficienti a risolvere un problema ben più profondo e basilare, che investe le amministrazioni in primis, ma appartiene anche alla cultura comune: la considerazione che si ha delle piante, e più in generale della Natura, molto più complessa» a parlare, in una nota, è il Wwf della provincia.
«A prescindere dalla situazione specifica da cui sono scaturite le ultime proteste – chiarisce il Wwf – nella quale l’abbattimento delle piante è legato alla realizzazione di un’opera, come la pista ciclabile, che ha comunque un valore ambientale, con l’impegno dell’Amministrazione comunale al reimpianto in altre zone della città di un numero di piante analogo a quelle abbattute, fatto per il quale ci permettiamo di suggerire l’utilizzo di piante autoctone, vogliamo proporre alcune considerazioni generali sull’argomento. Fino a che gli alberi saranno considerati elemento di “arredo urbano”, alla stregua di staccionate, lampioni e panchine, assisteremo all’eliminazione di alberate storiche (perché le radici sciupano la strada, perché gli alberi sporcano le auto, perché le foglie intasano i tombini, ecc.) alla loro decapitazione (capitozzatura) periodica, allo spostamento ora qui, ora là, all’impianto sconsiderato in luoghi non adatti, al loro abbandono (e morte)».
«Gli alberi sono belli – sottolinea il Wwf – utili all’uomo per la salute psicofisica e all’ambiente, ma soprattutto sono esseri vivi e a questa stregua vanno trattati: così come non si uccide un cane preso in affido perché non è più giovane e scattante, non si fa fuori il gatto perché ci ha rovinato il divano, così non si ammazzano piante che noi stessi abbiamo piantato, perché dopo un po’ procurano qualche fastidio o perché ci viene qualche nuova idea, a meno che non diventino realmente un pericolo. In quel caso, e oggi ci sono sistemi avanzati per verificarne la stabilità, si deve ovviamente intervenire».
«Non solo va considerato l’ossigeno che producono, non solo la purificazione dalle particelle di PM che rendono nociva l’aria urbana – conclude la nota – ma anche il valore della bellezza di un viale alberato, il poter godere dell’ombra, del profumo, degli uccelli che vi abitano: fa parte della ricchezza, della maggior qualità della vita che gli alberi, talvolta monumentali, portano silenziosamente nelle nostre città e nella nostra vita.
Fino a quando non ci inchineremo con rispetto verso tutto ciò che è vivo, ogni rotonda, marciapiede, ciclabile o parcheggio, diventerà occasione plausibile per far fuori, come niente, piante e alberi. Alla stregua di panchine, staccionate e lampioni».