GROSSETO – Un viaggio un po’ folle alla scoperta delle terre dell’Asia a bordo di una Fiat Punto, e una donazione di 443 euro alla Fondazione Il Sole. È quello che hanno fatto tre giovani universitari appartenenti al “Team Canaletto” – Lorenzo Sacchi (Grosseto), Mario Fontanella (Brescia), e Tommaso Belvisi (Bergamo) – che lo scorso 16 luglio sono partiti da Praga a bordo della loro “Punto” con l’obiettivo di tagliare il traguardo del Mongol Rally nella città siberiana di Ulan Ude.
Il Mongol Rally è una manifestazione non competitiva aperta a chiunque sia in grado di allestire una macchina e un equipaggio, e allo stesso tempo riesca a raccogliere almeno 1000 sterline da devolvere a una o più Onlus o Ong. Il rally si snoda su un percorso spesso sterrato che mette a dura prova macchine e team, ma che porta a scoprire nuove culture e paesaggi. Lo scopo del rally è infatti quello di interagire il più possibile con le comunità locali, per avvicinarsi e conoscere la loro cultura.
«Lo studente grossetano Lorenzo Sacchi e gli amici Mario e Tommaso – spiega il presidente della Fondazione Il Sole, Massimiliano Frascino – hanno deciso di devolvere il ricavato della loro raccolta fondi alla Fondazione Il Sole e alla charity inglese Cool Earth, che si occupa di combattere la deforestazione della foresta pluviale. A tutti loro, e in particolare a Lorenzo, va la nostra gratitudine per aver pensato di sostenere la Fondazione».
Le regole di partecipazione al rally sono poche: macchina con cilindrata non superiore a 1200 cc e obbligo di raccogliere almeno 1000 sterline da destinare in beneficienza. Dopo la prima edizione del 2004 alla quale presero parte sei team, il numero di partecipanti è arrivato fino ad arrivare a 150 team.
Quest’anno la partenza è stata il 16 luglio da Praga con l’obiettivo di raggiungere Ulan-Ude entro il 10 di settembre. L’unica tappa che il Team Canaletto si era autoimposto, era la “porta dell’inferno” in Turkmenistan, diventata negli anni un punto di ritrovo ufficioso per i partecipanti. Il tragitto più arduo è stato invece l’attraversamento del deserto che si espande tra l’Uzbekistan e il Kazakistan.