GROSSETO – «L’iscrizione all’Ordine da parte dei professionisti sanitari è una garanzia prima di tutto per il cittadino, che si esplica attraverso la deontologia, la formazione, la vigilanza che l’Ordine promuove. La Cgil Toscana Sud Est intende ridurre tutto questo ad una mera tassa sul lavoro, fornendo un’inaccettabile lettura riduttiva delle professioni intellettuali in genere» affermano gli Ordini delle professioni infermieristiche Toscana (Opi).
«Sorprende inoltre che si sbilanci in un appello, neanche troppo velato, a non rispettare una legge dello Stato, facendo rischiare ai professionisti di incappare in abuso della professione, reato oltretutto inasprito proprio dalla Legge 3/2018. Parlare alla pancia è molto in voga e molto facile, ma in campi come quello sanitario è anche molto pericoloso. Il nostro invito è quindi quello di non dare informazioni che potrebbero essere male interpretate. I nostri ruoli sono distinti, gli Ordini non fanno attività sindacale (sempre ribadito dalla stessa l 3/2018 che CGIL sta criticando) e, proprio per questo, il sindacato non deve sostituirsi agli Ordini. Gli Ordini sono Enti Pubblici sussidiari dello Stato a tutela dei cittadini e per questo la logica vorrebbe che un sindacato, se davvero riconosce il valore di una professione, dialogasse, se non sostenesse, la stessa esistenza degli Ordini in quanto espressione dell’intellettualità delle professioni che rappresentano e non le affossasse con analisi quanto meno frettolose, se non inopportune».
«Criticare una legge è certamente lecito ma fino a quando la Legge esiste va rispettata e nostro dovere, eletti pro tempore dalla comunità professionale, è quello di farla rispettare – prosegue l’Opi -. Per onestà intellettuale ci chiediamo infine perché questa linea di pensiero non sia applicata a tutti gli Ordini e a tutti i professionisti sanitari ma solo ad una parte di essi».