GROSSETO – Nel giorno in cui molti dei lavoratori dei negozi Unicoop del Lazio incrociano le braccia per protestare contro la cessione a un altro soggetto, Fisascat Cisl torna a parlare del futuro della cooperativa: “Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi alla stampa non sono esatte”, precisano dalla sede grossetana del sindacato. “Dai sindacati non è arrivato nessun veto alla trattativa”, spiega Katiuscia Biliotti. “Come Fisascat Cisl siamo sempre stati disponibili alle trattative: è nel nostro Dna, nel nostro modo di fare sindacato”.
“Ci aspettiamo da parte del management della cooperativa maggiore attenzione – dice la Fisascat – e invitiamo direttore e presidente ad essere presenti agli incontri futuri, così come richiesto anche dal Ministero del Lavoro”. “Noi ci siamo sempre stati, anche nel 2017 quando abbiamo raggiunto l’accordo che ha visto alcuni dipendenti di Unicoop Tirreno rinunciare a parte del loro salario per tre anni”. Quell’accordo, infatti, fu raggiunto dopo un referendum tra i lavoratori, volto proprio a sondare le loro disponibilità nei confronti delle scelte possibili da mettere in campo per far fronte alla crisi.
“Mentre si accusano i sindacati di non essere stati disposti a trattare, si evita di dare ancora risposte in merito all’efficientamento e alla riorganizzazione, altri elementi previsti in quell’accordo”. “Ancora oggi – prosegue Fisascat – non vengono date risposte su cosa intenda fare Unicoop Tirreno con il personale assunto da un decennio, in part-time verticale per cinque, sei, otto mesi all’anno”. Anche sui lavoratori interinali c’è ancora poca chiarezza: “Quanti sono? – chiede Biliotti – E che futuro si prospetta per loro dopo l’approvazione del ‘decreto dignità’? Quanti perderanno il posto di lavoro? Sono questi gli interrogativi a cui Unicoop Tirreno dovrebbe rispondere e che invece vengono sistematicamente ignorati”.
Infine, Fisascat Cisl ricorda che è necessario toccare il tema del contratto integrativo: “I vertici aziendali devono ancora chiarire se vogliono disdire questo contratto o iniziare una trattativa, perché non è ammissibile cercare di superare una crisi aziendale solo riducendo il costo del lavoro”. “Cosa significa intervenire sull’organizzazione del lavoro e della rete di vendita? – si chiede Fisascat Cisl – Forse continuare a fare flessibilità oltre quanto prevede il contratto nazionale?”.
“Ribadiamo – conclude Biliotti – che le organizzazioni sindacali e Fisascat Cisl sono disponibili al confronto a patto che questo non sia finalizzato solo e unicamente a colpire il lavoro, perché siamo consapevoli che nei negozi della provincia di Grosseto è difficile trovare sacche di improduttività”.