GROSSETO – Si è conclusa con la richiesta del Ministero di sospendere ogni azione unilaterale e aprire la strada al confronto la riunione tra le organizzazioni sindacali e i rappresentanti di Unicoop Tirreno.
All’incontro, che si è tenuto questa mattina a Roma nella sede del Mise, erano presenti Massimiliano Stacchini segretario generale Filcams Cgil, Katiuscia Biliotti per Fisascat Cisl ed Elisabetta Lanzoni per Uiltucs Uil, oltre al dottor Castano per il Mise, Luigi Pozzarese per Unicoop Tirreno, le delegazioni regionali degli uffici del lavoro di Toscana e Lazio e quattro parlamentari.
«Quello di oggi sarà, quindi – spiegano i sindacati in una nota -il primo di una serie d’incontri ai quali parteciperà anche un rappresentante del Ministero, per contribuire a ripristinare il dialogo tra le parti. Durante la riunione Unicoop Tirreno ha ribadito di voler recuperare la perdita di circa 23 milioni di euro attraverso nuove politiche commerciali che incidano su assortimenti, riqualificazione del personale, ristrutturazione di 20 negozi. Per questo era stata avviata la cessione di 8 punti vendita del Lazio, la razionalizzazione della sede, lo snellimento dei negozi rispetto alla classificazione del personale, l’investimento sulla formazione degli addetti ai reparti del fresco e la diminuzione del costo del lavoro attraverso la revisione del contratto integrativo del 2006».
«Eravamo già intervenuti sul costo del lavoro – hanno ricordato le delegazioni sindacali – con l’accordo del maggio 2017 che prevedeva una riduzione del deficit aziendale».
Secondo i sindacati l’azienda non ha rispettato l’accordo: «perché non ha usufruito degli strumenti a sua disposizione per una riorganizzazione – chiriscono le delegazioni – e ha persino presentato nella riunione del 5 settembre scorso un altro piano riorganizzativo troppo impattante sul costo del personale e sull’occupazione, che ci ha costretto a richiedere l’incontro di oggi per avere un preciso piano industriale».
«Purtroppo l’assenza del presidente e del direttore di Unicoop Tirreno – prosegue la nota – ha impedito di prendere decisioni concrete lasciando di nuovo i lavoratori nell’incertezza e nell’instabilità».
«Non possiamo tollerare – concludono le organizzazioni sindacali – che gli unici a dover pagare siano sempre e solo i dipendenti. Siamo consapevoli che il mondo cooperativo è in crisi, così come tutta la grande distribuzione, ma non possiamo tollerare questa linea di condotta. Comparando il costo del lavoro del 2016 e 2017 vediamo che questo è diminuito di circa 18 milioni di euro, ma siamo certi che esistano altre soluzioni per la razionalizzazione dei costi. Siamo fiduciosi nella reale apertura della trattativa e disponibili, come sempre, al confronto».