GROSSETO – «Unicoop Tirreno chiude, cede punti vendita e vuol disdettare il contratto integrativo, timori anche in Toscana: ieri sciopero e presidio a Vignale Riotorto. Domani mercoledì 26 settembre ancora sciopero in tutta la rete, al Mise incontro istituzionale sulla vertenza e 2 presìdi» ad annunciarlo la segretaria generale della Filcams Cgil Toscana, Cinzia Bernardini, che definisce inaccettabili i piani della cooperativa e si chiede se Unicoop Tirreno conosca ancora il significato della parola cooperazione.
«Unicoop Tirreno ha deciso di cedere 8 punti vendita del sud del Lazio – illustra Bernardini – dopo averlo fatto in Campania, abbandonando 270 lavoratrici e lavoratori. Una decisione drastica che si aggiunge ai tanti errori degli ultimi anni, più volte denunciati dalle organizzazioni sindacali: dal franchising, al tentativo di terziarizzare i reparti pescheria, nonché alla sbagliata ristrutturazione di alcuni supermercati».
«La cooperativa – prosegue la segretaria – ha inoltre dichiarato la volontà di cancellare tutta la contrattazione integrativa vigente con il duplice obiettivo di ottenere una importante riduzione del costo del lavoro tagliando i salari e di flessibilizzare l’organizzazione del lavoro per poter sostenere una riduzione delle ore. In Toscana Unicoop Tirreno conta 58 punti vendita, con circa 2.400 dipendenti: si teme anche per il loro futuro, vista la situazione generale della cooperativa, tanto più che Unicoop Tirreno ha spiegato che esistono altri 18 punti vendita “critici” senza dire quali sono e cosa vuol farne».
«La mobilitazione di sindacati e lavoratori contro questi piani non si ferma – aggiunge Bernardini – ieri si è svolto un presidio di protesta dei lavoratori del Basso Lazio (quelli con le sedi a rischio chiusura) presso la sede di Vignale Riotorto (Livorno). Domani mercoledì 26 settembre giornata campale: nuovo sciopero con due presìdi in mattinata, uno davanti alla sede di Vignale Riotorto e uno davanti al Mise a Roma in concomitanza dell’incontro istituzionale sulla vertenza».
«Non sono condivisibili gli interventi sulla rete vendita – spiega Bernardini – e sono inaccettabili gli interventi sulla contrattazione presentati dalla dirigenza di Unicoop Tirreno per far fronte alla chiusura di bilancio negativa, si sceglie una via “facile” che dismette negozi e dipendenti e toglie diritti economici e normativi, per far fronte ad una situazione aziendale complessa che invece richiederebbe affidabilità, trasparenza e condivisione nei comportamenti e nelle azioni. Lo scorso anno i lavoratori e il sindacato hanno sottoscritto un accordo che prevede sacrifici, è stato fatto per un forte senso di responsabilità, che è quella che sembra mancare al gruppo dirigente, responsabilità verso le lavoratrici e i lavoratori che hanno poche colpe rispetto alla crisi di Unicoop Tirreno».
«La cooperativa ultimamente ha parlato di ridiscutere insieme ai sindacati l’integrativo – conclude la segretaria – ma un conto sono le parole, un conto i fatti: le soluzioni vanno trovate insieme, anche quando gli obiettivi sono difficili da raggiungere, senza togliere salario e senza dividere le persone che rischiano il posto di lavoro. Cooperazione significa condivisione, ci domandiamo se Unicoop Tirreno conosce ancora il significato di questa parola».