GROSSETO – Nel 2018 la DOC e DOCG celebra il ventennale del riconoscimento della Denominazione d’Origine e, in occasione di un incoming di stampa internazionale (20-23 settembre 2018), ha incontrato giornalisti provenienti da USA, Regno Unito, Germania, Austria e Italia. Visite in cantina e degustazioni che si sono chiuse sabato 22 settembre con una conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consorzio Tutela Vini Montecucco Claudio Carmelo Tipa, al fianco dell’enologo Maurizio Castelli: un rapido excursus sulla storia di questa produzione di nicchia – i vini dell’Amiata – scandita da traguardi raggiunti, successi, ma anche difficoltà che la Denominazione ha affrontato nel corso degli anni. La presentazione è stata inoltre un’occasione di una master class di annate storiche, conservate nelle cantine di quei produttori che hanno visto nascere la DOC nel 1998.
E proprio alla fine degli anni Novanta inizia, ad opera di un gruppo di giovani viticoltori, l’avventura della DOC Montecucco, la storia di un Sangiovese scalpitante, “vulcanico”, che prende vita là dove la Maremma Toscana lascia il passo alle pendici del Monte Amiata, letteralmente incastonato tra le DOCG del Brunello di Montalcino e del Morellino di Scansano. Sette i comuni di produzione, che dal 2011 include anche la DOCG Montecucco Sangiovese (Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano), per un totale di 66 aziende socie che si estendono su un circa 800 ettari vitati di cui 500 vocati alla DOC e DOCG, ottenute con una delle rese per ettaro più basse d’Italia. Tralasciando la poco fortunata vendemmia che ha colpito il 2017 a livello nazionale – che nel Montecucco ha registrato da un -30% a un -50% nelle zone maggiormente colpite dalle avverse condizioni metereologiche (per un totale di 7,9 mila hl) – dal 2012 la DOC e DOCG ha osservato una crescita costante delle rese: il 2016 infatti ha quasi raddoppiato la produzione (11,5 mila hl) rispetto a quella di tre anni prima.
Il Consorzio del Montecucco, che ha visto un aumento del 20% degli associati negli ultimi 5 anni, è da sempre molto attivo per quanto riguarda la valorizzazione e riconoscibilità del territorio – di cui il vino è senz’altro portavoce nel mondo – e in prima linea sulle iniziative che riguardano la sostenibilità, facendosi agente comunicatore di nuove linee d’azione atte ad esprimere al meglio le caratteristiche naturali della zona. Oggi, la produzione biologica del Montecucco raggiunge il 70%, con un aumento del 3% negli ultimi 2 anni: un grande risultato per una realtà consortile – nell’ambito dell’intero panorama maremmano – relativamente piccola. La domanda del “Bio” diventa sempre più importante, in particolare nei mercati del Nord Europa – notoriamente affezionati ai vini toscani in generale – che non solo strizzano l’occhio al green, ma anche al prodotto bio-certificato di qualità e all’affidabilità dei produttori e dei relativi organismi di tutela.
Un anno veramente speciale graziato anche da una vendemmia molto positiva – che in questi giorni si sta chiudendo con il Sangiovese, fulcro e gioiello della Denominazione amiatina. Ad inaugurare il taglio del grappolo sono state le varietà più precoci, Vermentino e Merlot. L’andamento climatico dell’estate ha certamente favorito il lavoro dei vignaioli: la buona piovosità – per un terzo superiore alla media ventennale (+25% rispetto al 2017, da 480 a 630 ml) – accompagnata dal sole caldo e abbondante di luglio e agosto ha portato un’uva matura e molto sana. Qualche piccola accortezza tecnica e interventi supplementari – come defogliatura e diradamento per combattere l’eccesso di umidità e per permettere al sole e all’aria buona di lavorare intorno al frutto – si sono resi necessari, soprattutto se considera l’alta percentuale di biologico, come sopraccitato.
“Quest’anno il Sangiovese, con la sua buona capacità idrica, ha dato il meglio di sé raggiungendo un bel colore, giusta acidità e un buon PH, con quantità generosa in vigna che ci gratifica soprattutto rispetto allo scorso anno”. Dichiara il Presidente del Consorzio del Montecucco.
Contestualmente all’aumento della qualità del prodotto enologico del Montecucco, non solo Nord Europa, ma i cinque continenti sembrano apprezzare i vini amiatini, il cui export nel 2017 cresce fino a raggiungere il 61% dell’imbottigliato. Qualità che, come riportato in diverse note stampa dello scorso anno, “ha stregato l’ex capo della Casa Bianca Barack Obama e il primo ministro canadese Justin Trudeau”, che hanno voluto sulla celebre tavola del Liverpool House di Montreal nientemeno che un Montecucco Sangiovese DOCG.
E proprio USA resta il mercato principale per le Denominazione (20%) – dove la conoscenza e l’interesse da parte del consumatore sono maggiori e di conseguenza maggiore è la domanda di vino proveniente da tutto il mondo o dove è più viva la ricerca del prodotto di nicchia e della novità – oltre a Nord Europa e Giappone. Altre aree di recente acquisizione, ma che promettono buoni risultati, sono Russia e Cina. Anche in Italia, con dati in crescita dal 2017, si registra un incoraggiante risveglio del mercato interno.
Da anni la Denominazione sta lavorando sodo per la promozione internazionale delle eccellenze vitivinicole del territorio, attività che si traduce oggi in un’inversione di tendenza che vede finalmente il Consorzio come “ruota trainante” nel panorama delle aziende amiatine e non più come realtà associata a nomi dell’enologia rinomati a livello internazionale. “È fondamentale consolidare questo approccio per dare maggiore riconoscibilità al territorio”, dichiara il Presidente Claudio Carmelo Tipa, e continua “è nostro compito garantire non solo agli associati, ma anche ai consumatori stessi, un’offerta promozionale efficace. Manifestazioni internazionali di richiamo o incoming stampa come quello appena concluso rappresentano importanti occasioni di incontro e di confronto con un pubblico specializzato di stampa, buyer e professionisti del settore in cerca sì di novità nel panorama vitivinicolo nazionale e internazionale, ma anche di certezza, qualità ed affidabilità. Sono passati 20 anni dalla nascita della nostra DOC e posso affermare con orgoglio che, anno dopo anno, abbiamo acquisito con impegno e dedizione forza, affermazione, e soprattutto grande consapevolezza di poter guadagnare fiducia e terreno nel mercato italiano ed estero”.