GROSSETO – Il quotidiano Il Sole 24 Ore segnala che Grosseto è l’ultima provincia toscana per reddito procapite: dal 2008 ad oggi la Maremma ha registrato un calo del 4%.
«Un campanello d’allarme, se ancora ce ne fosse stato bisogno – commenta il segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto, Mauro Ciani – che non possiamo non tenere in considerazione ma che nel contempo ci spinge a una riflessione più ampia». Sono anche altri i dati che entrano di diritto in un’analisi puntuale della situazione attuale. In primo luogo il peso della burocrazia, che in Italia è molto più elevato rispetto alla media dell’Europa. I dati della Commissione europea evidenziano che l’84% degli imprenditori italiani ritiene un problema per la sua attività la complessità delle procedure amministrative. E non solo. Altra criticità è rappresentata dall’innovazione digitale. Un’analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato segnala che i Comuni italiani gestiscono completamente via web soltanto il 3% dei servizi maggiormente richiesti dalla popolazione e solo il 16% degli italiani utilizza i moduli on line delle pubbliche amministrazioni. L’Italia è un Paese a due velocità: mentre gli imprenditori investono nelle tecnologie 4.0, la burocrazia arranca faticosamente sulla strada dell’innovazione digitale. E il quadro nazionale si riflette inevitabilmente sul nostro territorio: i problemi maggiori lamentati delle nostre imprese riguardano proprio il peso della burocrazia e una digitalizzazione che stenta a partire.
«Un’analisi di questo tipo non può non considerare però la storia della Maremma – spiega ancora Ciani –: non possiamo pensare che la soluzione sia demandata esclusivamente al manifatturiero che, seppur in passato è stato foriero di prestigiosi casi imprenditoriali e oggi continua a operare in specifiche aree vocate, non ha trovato nel tempo un contesto idoneo per radicarsi. Abbiamo gap difficilmente superabili in tempi brevi: dalle infrastrutture alla logistica. Non solo. Le nostre 30mila imprese sono per il 97% classificabili come microimprese con meno di 10 dipendenti, dato peraltro tendenzialmente maggiore rispetto al nazionale. Dobbiamo avere ben chiari gli asset su cui lavorare e sui quali intervenire con progettualità che coinvolgono anche il pubblico. Il turismo e l’agricoltura in tutte le loro declinazioni, come sosteniamo da tempo, sono due settori su cui poter investire e sui quali ricollegare tutto il nostro tessuto economico e culturale. Serve identificarli con un brand, “Maremma”, che esalati contemporaneamente il territorio con tutte le sue specificità e le sue eccellenze e le caratterizzi in un contesto di forte competizione globale. Il sistema della ricettività ha necessità di crescere quantitativamente e qualitativamente e di essere versatile e pronto a ogni opportunità che si presenti. Nel comparto agricolo dobbiamo passare dalla sola produzione, qualitativamente eccellente ma con scarso valore aggiunto, alla trasformazione, indispensabile per una crescita economica importante. Occorre far dialogare tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni alle imprese ai singoli territori, così da mettere in campo le azioni necessarie a risollevare le sorti della nostra provincia senza dimenticare chi siamo e da dove dobbiamo ripartire. Iniziare a programmare azioni che snelliscano la burocrazia che, come sanno bene gli imprenditori, ha un’accezione molto ampia (dal semplice approccio con l’ufficio pubblico alla tematica fiscale, con i tributi locali che stanno aumentando negli ultimi anni a tassi vertiginosi, al costo del lavoro, ai ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, non dimenticand i tempi della giustizia civile e l’enorme costo dell’energia elettrica) è la condizione preliminare per rifondare quell’ottimismo imprenditoriale ormai ridotto ai minimi termini. Ottimizzare la digitalizzazione, offrendo la possibilità alle aziende di snellire le pratiche in tempi brevi e certi. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti – conclude Ciani – lavorando assieme con una progettualità chiara e condivisa».