GROSSETO – «Italia Nostra ha appreso da alcuni cittadini di via Mascagni che l’amministrazione comunale intende eseguire il taglio di tutti i pini domestici che corredano quel bel viale. Questa associazione esprime netta contrarietà, qualora le cose stessero in questi termini» a parlare è Michele Scola , presidente Italia Nostra Maremma Toscana, che interviene sulla questione in una nota.
«Il verde urbano – dice il presidente – è infatti una componente indispensabile per il paesaggio, il benessere dei cittadini e la mitigazione del caldo in città. Non vogliamo qui soffermarci su valutazioni estetiche, che sappiamo non comprese da chi non ha una adeguata cultura di paesaggio ed estetica. Ribadiamo solo che il pino domestico è parte integrante dell’identità culturale della città di Grosseto e della Maremma intera, e che le considerazioni paesaggistiche derivano dall’adesione a questa cultura, non dal mero rispetto formale di disposizioni o pianificazioni. Chi non sposa questa evidenza non può definirsi, al di là dei dati anagrafici, culturalmente maremmano».
«Poniamo piuttosto l’aspetto sulle motivazioni che presumibilmente spingono l’amministrazione a programmare questo e simili interventi – prosegue Scola – 1) il pino domestico non si adatta ad una città. E’ vero: con le sue radici deforma l’asfalto e danneggia le tubazioni, specialmente quelle vecchie, che hanno perdite di liquidi e”attirano” l’apparato radicale. Cosa vogliamo fare: costruire una città a misura di verde urbano o a misura di macchina? E non sarebbe più opportuno approfittare del pino per sostituire vecchie tubazioni con nuove, fatte in PVC e non soggette a perdite che, oltretutto, inquinano il sottosuolo? 2) Il pino domestico rappresenta un rischio per le auto e le moto, perché deforma l’asfalto. Vero, ma non si potrebbero segnalare queste deformazioni con bande gialle e nere e trasformarle in limitatori di velocità, visto che vengono istallati quelli di plastica i quali, oltretutto, producono rumore al passaggio delle auto? Eppoi, questi automobilisti che inveiscono contro il pino, quanto sono contenti se possono lasciare, in estate, l’auto parcheggiata alla loro ombra?».
«3) Il pino domestico crea rischi alla pubblica incolumità per il rischio di cadute – aggiunge ancora il presidente – Vero, ma qual è il rischio correlato all’aumento delle temperature estive in città, quando l’asfalto si surriscalda sotto il sole cocente, superando i 60° C nei primi strati di aria a contatto col suolo? Eppure sappiamo quanti, tra bambini e anziani, sono costretti a passare l’estate in casa come carcerati, legati al condizionatore d’aria, per il concreto rischio di morire letteralmente di caldo. e Qualcuno muore, quanti? Oppure gli anziani, che si spengono silenziosamente anzitempo per la concomitante causa del caldo, fanno meno rumore degli incidenti stradali, quasi tutti causati più da imprudenza? Si è fatto un confronto tra questi rischi prima di prendere certe decisioni?
4) Diamo atto che una pianta urbana debba necessariamente essere abbattuta, ad un certo punto, prima che cada da sola senza controllo. Si è almeno pensato come una loro eliminazione in massa, pur succeduta da una nuova messa a dimora, priverà i cittadini di via Mascagni, per almeno 20 anni, dei benefici di un viale alberato? Non sarebbe più opportuno provvedere ad una sostituzione differita nel tempo, magari spalmata su 20 anni, appunto? O i tempi della politica sono più stretti? I tempi del cittadino no: per lui, 20 anni rappresentano un orizzonte temporale improponibile».
«5) Ammesso che saranno sostituiti – conclude Scola – con cosa vogliamo rimpiazzarli? Peri del Giappone? Pruni rossi, come quelli di via della Pace, che non fanno ombra nemmeno alle formiche? Ma siamo a Tokio o a Grosseto?»