GROSSETO – «L’azienda deve impegnarsi per assumere gli interinali e applicare il contratto di settore anche ai lavoratori delle cooperative. In caso contrario dichiareremo lo stato di agitazione e se necessario presenteremo un esposto» così Roberto Biagioni, rappresentante della Fit Cisl, interviene su quella che ormai può essere definita la vertenza Sei Toscana.
La Fit Cisl propone al presidente di Ato, Alessandro Ghinelli, la sottoscrizione di un documento di indirizzo da presentare all’assemblea dei sindaci della Toscana del Sud. “Nulla è cambiato dal 31 agosto, data dell’ultima seduta del Consiglio di amministrazione – spiega Roberto Biagioni, della Fit Cisl Sei Toscana – oltre 2/3 degli interinali compresi nell’accordo di stabilizzazione sono rimasti a casa e le cooperative lavorano al loro posto”.
Nel documento presentato a Ghinelli la Fit Cisl chiede “…l’assunzione di tutti gli interinali strutturati, ovvero i colleghi che, in continuità di lavoro, hanno prestato servizio negli ultimi anni e l’applicazione del contratto nazionale di settore anche alle cooperative sociali di tipo B che svolgono i cosiddetti ‘servizi di rilevanza economica’, previsti dal bando di gara”.
“E’ inaccettabile – continua Biagioni – che Sei Toscana svolga un servizio pubblico essenziale ricorrendo a contratti sottopagati, affidandosi ad agenzie interinali o alle cooperative sociali di tipo B. In entrambi i casi l’affidamento di servizi strutturali, previsti dal bando di gara e richiesti dai Comuni, è una forma di sfruttamento legalizzato di manodopera qualificata: nulla a che vedere con la stagionalità o l’inserimento lavorativo”. Secondo la Fit Cisl questo modo di operare produce “… un danno di immagine, che colpisce il gestore unico, ma anche un danno economico, sociale e morale alla persona perché si tratta di cittadini italiani, nel pieno dei loro diritti civili e politici”. Sono centinaia i lavoratori che hanno maturato, negli ultimi anni, esperienza e titoli “…e soprattutto – aggiunge Biagioni – il diritto di essere assunti da Sei Toscana con il contratto collettivo nazionale Utilitalia, quello previsto dalla legge e dal bando di gara”.
Una violazione, secondo la Fit Cisl, dei termini di legge: “Ci sono – spiega Biagioni – le condizioni per un esposto. La legalità deve essere subito ripristinata, ma chiamare in causa Anac o la Magistratura prima di aver tentato una soluzione alternativa, significherebbe dichiarare il fallimento di un sistema, la presa d’atto di un’aberrazione politica in cui nessuno è esente da colpe: chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
La Cisl non esclude, quindi, la possibilità di ricorre nelle sedi competente denunciando Sei Toscana. “Ma nell’interesse dei lavoratori, che prestano e hanno prestato servizio in questi anni e che reclamano il riconoscimento del diritto a un posto di lavoro, e nell’interesse dei cittadini, che hanno diritto a un servizio di qualità, proponiamo una soluzione politica e concertata della vertenza”. Nelle ultime settimane la Fit Cisl si è confrontata con molti sindaci del territorio e ha incontrato il presidente dell’Ato Alessandro Ghinelli, proponendogli la sottoscrizione del documento di indirizzo. “Dobbiamo passare dalle parole ai fatti – prosegue Biagioni – i Comuni devono riappropriarsi del controllo sui servizi di igiene ambientale, innanzitutto chiedendo al gestore unico di rispettare la legge e il Ccnl Utilitalia e serve un accordo tra Ato, sindacati e sindaci che, a latere del piano d’ambito, richiami Sei Toscana al rispetto degli impegni presi”.
“Non accetteremo dilazioni – conclude Biagioni – nell’incontro di domani (mercoledì 12 settembre) chiederemo a Sei Toscana il rispetto di tutti gli affidamenti e una risposta entro la fine del mese. Se le nostre richieste non saranno accettate, dichiareremo lo stato di agitazione. L’azienda ha due settimane di tempo per rispondere, in caso contrario concerteremo iniziative sul territorio con le altre sigle sindacali, a partire dal blocco degli straordinari. Nell’attesa che anche i sindaci che sono rimasti in silenzio prendano la parola, pronunciandosi sul destino dei lavoratori, riteniamo che la sottoscrizione di un documento di indirizzo sia il primo passo per la risoluzione della vertenza”.