GROSSETO – A due giorni dalla manifestazione lanciata dall’Anpi per la giornata di sabato, Flavio Agresti, segretario provinciale dell’associazione, interviene per alcune precisazioni.
«Qualche parola e alcune breve riflessioni per ragionare serenamente e ristabilire la verità dei fatti; perciò senza alcun intento polemico, ma con spirito costruttivo. Lo dobbiamo tutti al nostro popolo. E’ un fatto che Rifondazione e “Maremma Antifa’”aprono un fronte polemico più con l’ANPI che con il neofascismo, a pochi giorni dall’evento di Casa Pound. Gli antifascisti giudicheranno».
«L’unità degli antifascisti non è stata possibile in questa circostanza perché non ci siamo trovati d’accordo su che cosa è l’antifascismo: per L’ANPI, e per tutti i soggetti che l’8 settembre manifesteranno in Piazza Dante, questo è un valore che deve vivere al di sopra della dialettica politico-parlamentare, propria dei partiti; per i nostri “critici” così non deve essere. Antifascista è soltanto chi condivide la loro idea politica e agisce conseguentemente. Se negli anni ’43-’44 del secolo scorso gli antifascisti avessero ragionato in questo modo, la Resistenza, che, oltre che dai comunisti e dai socialisti e dalla sinistra in genere, fu animata dalla destra liberale, dai monarchici, addirittura da chi era stato fascista, da spezzoni dell’esercito e dal moderatismo democratico, non ci sarebbe stata».
«L’ANPI, fedele a questa storia, è una associazione culturalmente e politicamente plurale. La condizione di ciò è la propria autonomia; non è e non può essere il prolungamento di nessuna area politica. Anche se avesse voluto farlo, non avrebbe potuto aderire ad un evento politicamente schierato: non l’ha fatto fino ad ora , non lo farà nel futuro. Chi la tira per la giacca, in realtà lavora per stravolgerne la natura».
«Nessuno, neppure L’ANPI, che pure è la legittima rappresentate della Resistenza, può arrogarsi il diritto di concedere e revocare patenti di antifascismo. Antifascista è chi si riconosce nei valori della Costituzione e della Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo, e si batte per la libertà e per la democrazia. Tutti sono liberi di declinare politicamente il proprio antifascismo secondo la cultura e la tradizione storica di riferimento. Naturalmente accettando il dissenso, e anche il conflitto; cose che però non possono coinvolgere in alcun modo l’ANPI, ricadendo esclusivamente nella sfera propria dei partiti. Se non tenessimo presente questa distinzione potrebbe riproporsi il tragico errore commesso da Stalin negli anni ’30 del Novecento, allorché, davanti all’offensiva nazifascista, definì “social fasciste” le socialdemocrazie europee, dividendo il fronte e facilitando le mire hitleriane di conquista. Stiamo attenti: la situazione richiama tutti al massimo senso di responsabilità».
«Della nascita di “Maremma Antifa’” nessuno ha informato l’ANPI. Tutti gli incontri che ci sono finora stati sono sempre avvenuti su nostra iniziativa. Alla riunione del Comitato Provinciale Antifascista, svoltasi lo scorso 24 agosto, l’ANPI si è presentata con una proposta aperta al contributo dei partecipanti, anche a quello di “Maremma Antifa’”, ma questa associazione si è presentata in quella sede con la decisione già presa e pubblicata in rete di organizzare il corteo su una piattaforma estremamente politicizzata. E sono caduti nel vuoto gli inviti che le sono stati rivolti da tutti gli altri convenuti di rendere più “inclusivo” il documento che essa aveva elaborato».
«Quando Rifondazione aderì sapeva della presenza tra i firmatari del PD. Il ritiro è frutto di dinamiche interne a quel partito, che io rispetto e nelle quali non posso né voglio entrare. Ma una cosa sento di doverla dire: come antifascista, nipote e figlio di Partigiani, cresciuto come tanti a pane e Resistenza, mi fa impressione che chi legittimamente si richiama alla tradizione e al pensiero del comunismo italiano diserti una piazza nella quale si difendono i diritti umani, per scopi politicamente legittimi, ma di parte e incommensurabilmente più modesti.
Riflettete, compagni e amici. E rimettiamoci attorno ad un tavolo per verificare le condizioni dell’unità dell’antifascismo. Ma nella chiarezza e nel reciproco rispetto».