CASTEL DEL PIANO – «A seguito del decreto varato dal Governo i lavoratori di Sei Toscana potrebbero trovarsi davanti una sola scelta: accettare il trasferimento in una cooperativa o andare a casa» a dirlo è il Pd locale, che esprime forti preoccupazioni per il futuro dei lavoratori interinali di Sei.
«Un vecchio adagio dice che a pensar male si sbaglia ma spesso ci si azzecca – dice l’Unione Comunale Pd in una nota – e quello che sta succedendo a decine di lavoratori interinali di Castel del Piano e dell’Amiata di SEI Toscana lo conferma. A seguito del varo, da parte del Governo Lega – 5 Stelle, del cosiddetto Decreto Dignità, anche in Amiata si vedono i primi effetti di questa scelta scellerata che, a giudicare dall’avvio, aiuta più la disoccupazione che l’aumento degli occupati».
«Proprio sull’Amiata – spiega la nota del Pd – diversi lavoratori interinali, che da anni lavorano con SEI Toscana rischiano il proprio posto di lavoro, trovandosi davanti ad una scelta: accettare il trasferimento in una cooperativa altrimenti trovarsi davanti il licenziamento o il non rinnovo del contratto. Il decreto prevede infatti, che che un’azienda non possa rinnovare per più di 24 mesi un contratto ad un lavoratore a tempo determinato, a cui inoltre non possa più fare quattro rinnovi contrattuali in due anni e non sia più obbligata ad assumerlo alla scadenza di quel contratto, potendo ricorrere all’utilizzo di un altro lavoratore con contratto a tempo determinato, alimentando così una potenziale competizione tra i vari lavoratori mettendo in difficoltà questi e le loro famiglie».
«Siamo vicini ai lavoratori interinali che per anni hanno lavorato per Sei, che ora vivono queste ore difficili – conclude il Pd – e promettiamo di mantenere alta l’attenzione su questo tema, seguendo attentamente l’evolversi a fianco dei sindacati, sperando che l’azienda possa tornare sui propri passi e che il Governo si renda conto dell’errore che ha fatto e dei danni che sta provocando a decine di lavoratori, che hanno sempre svolto il loro lavoro, e alle loro famiglie in Amiata, piuttosto che in Italia».