CAPALBIO – «L’esperimento ha offeso tutti». Così il sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori, commenta la scelta del quotidiano Il Tempo, di portare una finta profuga su una delle spiagge di Capalbio a chiedere ospitalità e aiuto. Parole amare quelle di Bellumori, pronunciate durante la presentazione del festival letterario “Capalbio Libri”, giunto alla sua dodicesima edizione.
«Credo che la stampa debba fare il suo mestiere, ma con serietà. Prendere come campione una passeggiata sull’arenile di sabato mattina con un’attrice che si finge una persona in condizioni di difficoltà non può essere considerata né informazione né realtà. Una persona che si muove su una spiaggia libera frequentata da tutti fuorché da quelli che il noto quotidiano continua a chiamare radical chic. Se vogliamo guardare da vicino l’esperimento, ha offeso un po’ tutti, perché in quel tratto di spiaggia battuto dalla finta profuga in cerca di aiuto ci sono un po’ tutti – gente comune, locali, romani, ternani, viterbesi – fuorché forse quei radical chic che evidentemente agitano i sogni di un certo tipo di stampa».
«Capalbio, con le sue regole, proprie di tutti i Comuni, ha dimostrato accoglienza anche nel passato – prosegue Bellumori -. La fa nel quotidiano, senza troppi sensazionalismi. Capalbio purtroppo si associa a chi la frequenta e non a chi la vive. Questo è fuorviante e induce ad una eterna campagna elettorale. Abbiamo da poco rinnovato la convenzione con lo SPRAR. L’ente fa quello che deve fare, e la nostra comunità rimane disponibile. Dai media, invece, occorre più serietà e meno propaganda».
«Come ho detto già a chi mi ha consultato sul fatto, a me sembra una bieca operazione propagandistica fors’anche di livello basso. Come si può ancora speculare sul fatto che la gente di ogni estrazione politica e culturale sia sospettosa verso un comportamento di tal genere, quando ormai si è quotidianamente intercettati da finti accattoni, da finti storpi, da finti profughi sedicenti fuggiaschi dai più remoti paesi del pianeta? Esilarante poi la pretesa del giornalista che un cittadino vieppiù ritenuto di sinistra dovrebbe ospitare uno sconosciuto in casa propria, altrimenti rivelerebbe ipocrisia. Siamo alla follia ideologica».
«Premesso ciò, la sinistra mi pare chieda sul tema una soluzione solidaristica – come del resto è stata sempre sua tradizione – dalle istituzioni rappresentative della volontà popolare, dagli organi dello stato. Sono le istituzioni che debbono quindi rappresentare una cultura dell’accoglienza che interpreti i sentimenti popolari. Scendendo dai treni nelle stazioni principali situazioni reali come quelle inscenate sono all’ordine delle centinaia, non mi pare che via sia stato o vi sia nel quotidiano, il sussulto della stampa, il distinguo dei passeggeri (se fruitori di Frecce o di Treni Regionali), o peggio – conclude – una continua campagna elettorale da parte del Ministro degli Interni».