GROSSETO – «Storia di “ordinario disservizio” telefonico, il Giudice di Pace condanna la compagnia telefonica che prima accalappia il cliente poi non attiva il servizio» a farlo sapere è la Confconsumatori di Grosseto in una nota ufficiale.
«Nell’agosto 2016 una famiglia grossetana aveva necessità, come tante altre, per motivi di studio dei figli di una connessione internet più veloce – racconta Confconsumatori – seguendo la pubblicità di una primaria società telefonica i genitori si recavano quindi nel punto vendita grossetano, dove veniva confermata la funzionalità della fibra e l’avvio del servizio entro pochissimi giorni. Ecco che la famiglia entra nel “ginepraio” degli scaricabarile delle società telefoniche con la conseguenza che il nuovo servizio fibra non viene mai attivato ed il vecchio collegamento adsl, insieme al servizio voce del precedente gestore, cessa di funzionare».
«La famiglia si rivolge alla Confconsumatori che attiva la procedura di conciliazione paritetica con la compagnia telefonica – spiega l’associazione a difesa dei consumatori – nel corso della procedura un operatore della società contatta direttamente la famiglia assicurando (siamo i primi di settembre) beffardamente che il servizio voce e fibra sarà garantito entro 2-3 giorni. Ancora beffata dalle false promesse del gestore telefonico l’utente attende ben oltre i 2-3 giorni ma settimane; con la conseguenza che il numero telefonico essendo nel “limbo” tra due compagnie telefoniche non è portabile neanche ad un terzo operatore».
«Pertanto l’utente decide da un lato di attivare un nuovo numero telefonico con fibra presso altro operatore – prosegue Confconsumatori – e contestualmente dava mandato agli avvocati grossetani di Confconsumatori di chiedere il giusto ristoro del danno.
Con la recente e rapida sentenza n. 471/2018 il Giudice di Pace di Grosseto, sulla scorta della propria giurisprudenza consolidata, rinviene nella negazione del servizio telefonico domestico al consumatore la violazione dei precetti costituzionali e conseguentemente condanna la compagnia telefonica non ad un modesto indennizzo contrattuale ma al risarcimento del danno esistenziale nella misura di euro 600,00 a fronte di 60 giorni di telefono “muto”, oltre alle spese di procedura».
«E’ bene ricordare che si tratta, purtroppo – conclude l’associazione – di un caso non isolato ma appunto di una storia di ordinario disservizio che viene ormai ripetutamente affrontata dalla Confconsumatori grossetana».