Sotto il profilo demografico la provincia di Grosseto è letteralmente alla frutta. Anzi all’ammazzacaffè. Lo dice in modo spietato la statistica: siamo una popolazione attempata e dobbiamo ringraziare dio, o chi per lui, che gli stranieri continuano a decidere di vivere in questo bucolico territorio. Comunitari ed extracomunitari. Dai Rumeni ai Macedoni, dagli Albanesi ai Tunisini. Insomma quelli che taluni vorrebbero aiutare a casa loro, ma che al momento ci aiutano (parecchio) a casa nostra.
La cosa non è una novità e la tendenza è in itinere da tempo, ma i numeri Istat del 2017 appena elaborati dalla società livornese Simurg Ricerche – che ha una vasta esperienza nell’acquisizione e analisi di dati statistici – sono davvero brutali. E merita farci un viaggetto dentro, per distinguere meglio la realtà dalla velenosa propaganda.
Numeri brutali – Da qualche parte bisogna cominciare. I numeri assoluti, intanto: Dal 2011 al 2017 la popolazione residente in provincia di Grosseto è passata da 220.124 a 222.175 persone (con un picco di 225.098 nel 2013). Scomponendo il dato, poi, si scopre che i residenti di cittadinanza italiana erano 202.876 nel 2011 a fronte dei 199.262 del 2017 (-3.614 persone). Nello stesso periodo gli stranieri residenti in Maremma sono passati dai 17.248 ai 22.913 dello scorso anno (+5.565 persone). Detto in altri termini: negli ultimi quattro anni gl’Italiani diminuiscono anno su anno, gli stranieri aumentano invece costantemente dal 2011. E menomale! Già questi numeri sommari, infatti, danno chiaramente l’idea di quanto Maremma e Amiata abbiano un bisogno disperato di nuovi arrivi per non perdere lo status socioeconomico ad oggi acquisito, che peraltro è tutt’altro che entusiasmante. Come ha appena certificato il “Rapporto sull’economia toscana” di Bankitalia, che ci restituisce il paradigma di una regione a due velocità: quella centrale che va al trotto, trainata dal manifatturiero. Quella costiera che “muore di pizzichi”, arrancando in assenza di motori economici dinamici.
Ma i dati più importanti, e più preoccupanti in termini demografici, sono altri. A partire dall’indice di vecchiaia su base provinciale, che misura il rapporto tra la popolazione sotto i 14 anni e quella sopra i 65: indice che convenzionalmente sopra quota 100 segnala il rischio d’invecchiamento precoce della popolazione. E che – indovina un po’ – in provincia di Grosseto raggiunge la quota shock di 221. Cioè a dire 221 over 65 ogni 100 under 14. A fronte di quota 198 in Toscana, e 209 nell’area della Asl Sud-Est (Grosseto-Siena-Arezzo). Per inciso: Toscana e Liguria sono le regioni più vecchie d’Italia. Italia e Giappone sono gli Stati più vecchi del mondo.
Invasione (degli ultracorpi)? – Se poi questi dati si scompongono rispetto alle zone della provincia, viene il mal di testa. Sull’Amiata grossetano l’indice di vecchiaia è addirittura 276, con un’età media degli Italiani di 51,8 anni a fronte dei 34 degli stranieri. Sulle Colline dell’Albegna si arriva a 261 (49,5 – 35,8) e sulle Metallifere a 251 (49,7 – 35,4). Solo l’area grossetana è sotto la media provinciale con un indice di vecchiaia di 209 (47,8 – 35,4). Cifre eloquenti che trovano un riscontro nei componenti medi per famiglia, al di sotto sia della media della Toscana del Sud (2,24 membri a nucleo familiare), che della Toscana (2,25) e dell’Italia (2,31). In provincia di Grosseto, infatti, la famiglia mediamente è composta da 2,13 persone: 2,17 nell’area grossetana; 2,02 sull’Amiata; 2,11 nelle Colline dell’Albegna e 2,10 in quelle Metallifere. Medie che, ovviamente, tengono conto del prezioso apporto in termini di “figliolanza” da parte degli stranieri.
Ma alla fine della fiera, si può parlare di invasione? Manco per niente. Se si guardano i “rapporti reali di forza” (ragionando in modo pervertito) tra Italiani e stranieri, in provincia di Grosseto gli stranieri comunitari ed extracomunitari a fine 2017 erano solo il 10,3% della popolazione residente, indispensabili come il pane all’economia provinciale. Sull’Amiata grossetano, per dire, dove gli stranieri sono invece il 16,2% della popolazione, se ne andassero da un giorno all’altro in montagna chiuderebbero bottega. Notare: un’invasione del tutto inesistente in Maremma, a fronte di una ancor più evanescente in Italia, dove costituiscono solo l’8,5% del totale dei residenti nel Belpaese.
Prospettive plumbee – A conclusione di questa veloce carrellata di numeri, giova richiamare alcune interessanti proiezioni demografiche fatte da Simurg Ricerche, molto opportune perché sgombrano il campo dal cialtronesco e xenofobo allarmismo al quale in troppi abboccano come “lucci in curva”.
La proiezione dell’andamento della popolazione nell’area grossetana, partendo dai 108.954 abitanti residenti nel 2015, prevede nel 2040 una drastica diminuzione a 88.908 residenti in caso di migrazione zero. Un incremento a 115.923 (+27.015) abitanti agli attuali tassi di migrazione. 121.460 (+32.552) con un incremento del 50% del tasso attuale di migrazione e di una crescita della fecondità del 30%.
Parallelamente drammatiche le proiezioni al 2040 per quanto riguarda l’indice di vecchiaia (rapporto under 14/over 65). In assenza di immigrazione nel 2040 nell’area grossetana passerebbe dall’attuale valoro di 209 a 320 (scenario catastrofico). A tasso d’immigrazione costante peggiorerebbe a 277 (scenario pessimo) e a 190 nel caso di un aumento del 50% del tasso di migrazione e del 30% di quello di fecondità attuali (scenario moderatamente positivo).
Sveglia! – Ora, considerato che il 2040 arriverà entro 22 anni (non un secolo), anche un minus habens è in grado di comprendere che dobbiamo tutti sperare nel migliore dei tre scenari possibili. Non solo perché rischiamo come territorio l’ecatombe socioeconomica, ma anche per il fatto che mantenendo costante l’attuale trend, al massimo conserveremo il nostro status di irrilevanza socioeconomica.
Dalla qual cosa consegue che, invece di perder tempo a rappresentare in modo grottesco e razzista una realtà virtuale con l’obiettivo di spaventare le persone, sarebbe per il bene di tutti quanti i maremmani opportuno ci si concentrasse su come creare opportunità di lavoro, attrarre popolazione e integrare gli stranieri, comunitari ed extracomunitari. Tutto questo al netto di considerazioni etiche e morali, alle quali i razzisti sono impermeabili.
Magari quei fresconi di sovranisti che allignano nelle varie formazioni politiche possono pensare di risolvere il problema importando in Maremma un po’ di Veneti. Come fece quel “bravuomo” del duce negli anni ’30. A occhio e croce dovrebbe essere un po’ complicato. In uno dei prossimi #tirimancini entreremo nel merito dell’apporto degli stranieri alla nostra economia, che così facciamo tutti due risate.