GROSSETO – La Fit Cisl interviene nel dibattito e ricorda: “Serve un’assunzione comune di responsabilità al di là delle diatribe per tutelare il patrimonio che Sei Toscana detiene e che è rappresentato dai 1000 dipendenti diretti, dagli oltre 400 lavoratori interinali, dai lavoratori delle cooperative e dagli operatori degli impianti di smaltimento e recupero”.
Anche i delegati territoriali/rsu Fit Cisl delle provincie di Grosseto, Arezzo, Siena e Livorno intervengono nel dibattito sul servizio di raccolta e spazzamento di rifiuti da parte di SEI Toscana. E lo fanno rilanciando il progetto di Area Vasta, con una serie di proposte da condividere con i lavoratori e presentare al tavolo delle relazioni industriali, che coinvolgono Regione Toscana, Ato Toscana Sud e Sei Toscana, sia nella sua componente pubblica, rappresentata dai comuni; che nella sua componente privata, rappresentata dai diversi soggetti imprenditoriali che ad oggi costituiscono la compagine industriale.
In una nota la Fit Cisl territoriale/rsu di Sei Toscana ricorda che “Sei Toscana, in qualità di gestore di un servizio pubblico essenziale come l’igiene urbana, a prescindere dalle vicende giudiziarie, politiche e societarie che la riguardano, non è solo utile, ma indispensabile, perché svolge un lavoro a tutela dell’ambiente, del territorio e delle persone che lo abitano”. Lo dimostrano i 1000 dipendenti diretti, gli oltre 400 lavoratori interinali, i lavoratori delle cooperative sociali e dell’indotto, e gli operatori degli impianti di smaltimento e recupero, che ogni giorno mettono a disposizione dei loro concittadini professionalità e passione, per un lavoro che è non solo utile, ma anche indispensabile per il benessere dei cittadini.
“Dall’aggiudicazione del bando di gara, nell’ottobre del 2013 – continua la Fit Cisl – Sei Toscana ha svolto il servizio di raccolta e spazzamento in tutti i comuni delle province di Grosseto, Arezzo, Siena e Livorno, nel rispetto delle norme, comunitarie e regionali, e dei parametri di gara. Non dimentichiamo, inoltre, che fin dalla sua nascita, avvenuta nel 2008 com Progetto 6, comprendeva al suo interno principali aziende della Toscana Sud, aziende che avevano garantito negli anni sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei servizi di igiene urbana, per i cittadini e per i lavoratori del comparto”.
“Dimenticare questo significa dimenticare la storia e i suoi protagonisti: le lavoratrici e i lavoratori che hanno operato dall’interno nel progetto, i cittadini che lo hanno sostenuto dall’esterno, in modo responsabile e informato. Un popolo senza storia è un popolo senza futuro e dalla nostra storia tutti insieme dobbiamo ripartire”. “Nessuno di noi ha la verità in mano – dice la Fit Cisl – e per questo proproniamo percorso condiviso, un progetto che riunisca sindacati dei lavoratori, soci pubblici e privati, regione e comuni (Ato) per rilanciare Sei Toscana. Per farlo occorre calendarizzare una fase transitoria del progetto, durante la quale definire un piano industriale per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti, concepito non sulla massimizzazione del profitto ma sul risparmio, con impianti adeguati e realizzati in funzione dei servizi svolti e non viceversa. Inoltre è necessario immaginare da subito la costituzione di una compagine industriale-societaria rinnovata, che riconsideri il ruolo degli impianti nel perimetro di affidamento, attraverso quote di partecipazione pubblica o partnership pubblico-privato”.
“Si deve – prosegue la nota – anche concepire un progetto di valorizzazione delle frazioni di materiale selezionato attraverso la costituzione di filiere industriali, che abbiano come obiettivo la commercializzazione a prezzi economicamente vantaggiosi e il riutilizzo finale del prodotto raccolto reimmesso nel mercato e una riorganizzazione puntuale dei sistemi di raccolta-spazzamento in funzione di un maggior risparmio per i cittadini e di una maggiore qualità ambientale, introducendo meccanismi di controllo e premialità nella differenziazione del materiale raccolto, improntati a economicità, semplicità e trasparenza delle procedure di conferimento”. “In ultimo, prima di redigere il nuovo piano industriale, è da definire un piano puntuale di rientro dal passivo di bilancio, che consenta una gestione non traumatica della fase transitoria e che metta al primo posto il mantenimento degli attuali livelli salariali e occupazionali”. Il nuovo piano industriale potrà essere redatto solo dopo la stesura definitiva del nuovo piano d’ambito da parte della Regione Toscana e dovrà comprendere la valorizzazione delle esperienze lavorative pregresse, delle professionalità e/o delle conoscenze acquisite dalle maestranze. In più dovrà rispondere ai requisiti di prudenza, gradualità e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Per realizzare tutto questo, sottolinea la Fit Cisl, è necessario un impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti sul piano politico amministrativo, aziendale o sindacale.
“Serve un’azione comune di responsabilità che metta fine alle diatribe societarie e politiche, perché questa escalation che rischia di trasformare Sei Toscana in un campo di battaglia, con i soci industriali da una parte e i soci pubblici dall’altra, dando vita a un conflitto perenne, che danneggia l’immagine dell’azienda, penalizzando lavoratori e cittadini.
Ai nostri amministratori locali ricordiamo che la campagna elettorale è finita; ai soci industriali ricordiamo che le finalità ultime del servizio sono la sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.