GROSSETO – «L’ippodromo di Grosseto è un bene di tutta la città: il cavallo, in Maremma, un patrimonio cardine della tradizione, con i grossetani che per generazioni sono cresciuti vivendo in mille momenti diversi, di svago ma anche di lavoro il Casalone, un luogo simbolo della storia delle corse ippiche in Toscana, che rappresenta un pezzo di cultura di un’intera collettività» a ritornare sulla vicenda dell’ippodromo del capoluogo maremmano è Andrea Ulmi, segretario territoriale della Lega Nord, il quale annuncia di aver portato la questione in Regione, attraverso un’interrogazione del consigliere Casucci.
«Rimanere per la prima volta in tanti anni senza le corse estive darà un sapore diverso alla estate 2018, ma non solo – dice Ulmi – non vedere più il mercoledì e il sabato all’imbrunire accendersi i grossi fari di via Aurelia Antica, sarà un buio progressivo nella nostra memoria. Oltre centotrent’anni di storia spazzati via in poche righe non è ammissibile, specie tenendo conto di quante famiglie hanno contribuito e trovavano sostentamento dal lavoro all’Ippodromo e dall’indotto che ne derivava.
Come Segretario provinciale della Lega mi ero impegnato a monitorare una situazione che ad oggi sembra non vedere sbocchi positivi».
«Per questo coordinando l’iniziativa locale con il Consigliere regionale Marco Casucci – annuncia Ulmi – la Lega ha presentato un’interrogazione affinché il Presidente e la Giunta della Regione Toscana si attivi con la proprietà, se non può da sola, per reperire partner interessati al rilancio dell’impianto del Casalone, sempre nell’ambito della promozione del cavallo, e affinché si attivi presso il MIPAAF perché ritorni sui suoi passi, come ha già fatto per altri ippodromi, per scongiurare la chiusura del Casalone.
«Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – anticipa la Lega – sarà per me e per la Lega grossetana la prossima tappa anzi il prossimo terreno di lotta contro un’ingiustizia della memoria, un torto alle nostre tradizioni, in un’epoca in cui i valori troppo spesso si svendono. Porteremo la voce della Maremma al Ministro Centinaio».
«Il Casalone – conclude Ulmi – simbolo maremmano e realtà produttiva alla stesso tempo, deve avere ancora un futuro, come un futuro è stato lasciato ad altre strutture ben meno rilevanti in termini storici o comunque necessarie di più corposi investimenti. Ci spieghino, Regione prima e Ministero poi, i motivi di questa scelta di chiusura. Come leghisti e sopratutto come maremmani sappiamo di averne sempre uno in più perché resti aperto: le tradizioni non si cancellano, anzi, si recuperano e si difendono.