GROSSETO – «Il biologico è in crescita e le Aziende biologiche Cia rappresentano il 40% del bio in Toscana» a renderlo noto è Anabio Toscana, l’associazione dell’agricoltura biologica della Cia. Secondo i dati dell’associazione, il territorio di Grosseto è il secondo della regione con 472 aziende bio.
«In Toscana sono presenti 4.494 aziende agricole biologiche – illustra Anabio Toscana in una nota – fra cui 3.091 agricoltori (producono le materie prime) e 1.403 produttori e trasformatori (es. vino, confetture). Il 39,38% pari a 1.770 aziende, sono associate alla Cia Toscana, con Siena prima provincia con 538 aziende bio; Grosseto con 472, quindi Firenze a quota 225 e Arezzo con 200 aziende bio. Sono aziende che hanno bisogno di supporto, consulenza, aggiornamento. Il modello produttivo biologico ha necessità più di altri, certamente di competenze e di esperienza, di conoscenze tecniche scientifiche, ed è questo il ruolo di competenza e professionalità che svolge quotidianamente la Cia. A livello nazionale il biologico è arrivato nel 2017 a quota 1.796.363 ettari che si traducono in una crescita del 20,4% rispetto all’anno precedente. Anche il numero degli operatori, oltre 72mila, è aumentato del 20%».
«L’Anabio, per il ruolo che riveste – ha sottolineato il presidente Anabio Toscana, Piero Tartagni, all’ultima assemblea dell’associazione – deve continuare a fungere da stimolo alla Cia perché si strutturino servizi sempre più adeguati alle esigenze delle aziende biologiche».
«Indagine sulle imprese che la Cia sta facendo a livello territoriale – ha aggiunto Alessandra Alberti, tecnico di Cia Toscana – dal focus sul bio, emergono fabbisogni ed esigenze delle nostre aziende sulle tematiche inerenti l’agricoltura biologica. Servizi gestiti interamente con le professionalità che la Cia ha sul territorio o anche con collaborazioni esterne mirate a promuovere la filiera di produzione biologica».
«Fra le novità del settore, il nuovo Regolamento europeo – prosegue la nota di Anabio – le nuove regole europee sull’agricoltura biologica non sono assolutamente in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono stati applicati da anni in Italia, che è al primo posto in Europa per produzione e al secondo per superficie coltivata a bio. Esprimiamo quindi tutta la nostra contrarietà come Cia Agricoltori Italiani. Nel Regolamento comunque sono presenti anche alcune novità positive: come la possibilità della certificazione di gruppo per le piccole aziende, o strumenti di garanzia per prodotti importati da paesi terzi».
«Si tratta di fatto, di norme che non riformano il settore biologico – conclude Anabio Toscana – Soprattutto non apportano alcun miglioramento per i consumatori nel momento in cui non intervengono sulle regole che riguardano la contaminazione dei prodotti, eliminando dai negoziati la questione delle soglie per i residui di fitofarmaci. In questo modo si penalizza il nostro Paese, che è tra i più virtuosi nel rispetto del metodo di produzione biologica e del sistema dei controlli ponendoci in una condizione di svantaggio competitivo in Europa».