GROSSETO – Il denaro è finito su un conto corrente diverso da quello dell’impresa intestataria della fattura. E Confartigianato Imprese Grosseto lancia l’allarme: gli istituti di credito prestino maggiore attenzione ai destinatari dei pagamenti attraverso controlli incrociati, perché c’è il rischio che il denaro vada perso e che la fornitura non venga mai più saldata.
Anche in Maremma un’azienda è rimasta vittima di un hackeraggio, battezzato dagli esperti “Man in the mail”. L’azienda aveva inviato una fattura per riscuotere da un’altra impresa il corrispettivo di una fornitura di prodotti, una normale corrispondenza tra venditore e cliente: il debitore ha saldato la somma attraverso un bonifico, inserendo il nome dell’intestatario del conto e l’Iban. Passati due mesi, però, al fornitore quella fattura non è mai risultata pagata. Chieste spiegazioni al cliente, l’impresa grossetana ha scoperto che in realtà il saldo era stato fatto subito dopo la ricezione della comunicazione, ma non nel suo conto corrente.
«Da una verifica più approfondita – racconta l’imprenditore truffato, che vuole mantenere l’anonimato – ci siamo resi conto che l’Iban inserito non era il nostro: inizialmente abbiamo imputato l’errore al cliente, che però ci ha fatto presente che i numeri riportati erano quelli inseriti nella fattura ricevuta. Questo significa che qualcuno è entrato illecitamente nella mail inviata dalla nostra impresa e ha modificato l’Iban nel file pdf prima che arrivasse al destinatario. Quello che chiediamo è che gli istituti di credito aumentino i controlli: basta verificare la corrispondenza dell’intestatario con il numero dell’Iban, un’operazione semplice che però tutelerebbe le nostre imprese». Difficile che il denaro venga recuperato attraverso contenziosi che l’impresa ha attivato attraverso i propri legali, perché i conti dove finisce solitamente il pagamento fanno capo a carte prepagate o a società che non hanno nulla da perdere. «A quanto ne sappiamo – dice Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato Imprese Grosseto – nella nostra provincia la truffa “Man in the mail” ha fatto altre vittime. Serve un’attenzione maggiore. Questo è un problema enorme per le aziende che lavorano ogni giorno in condizioni già difficili per una burocrazia soffocante e una pressione fiscale spesso insostenibile. L’appello della nostra associazione è rivolto alle banche: visto che i casi stanno aumentando, si intensifichino i controlli. Tuteliamo le nostre imprese che rischiano di perdere denaro».