Manca solo De Rossi all’appello, poi davvero è finita un’era. Mica tanto perché Gigi Buffon a dispetto delle sue stesse intenzioni, fino a due settimane fa, non lascia il calcio ma pare salutare solamente l’Italia, eppure sembra di perderlo definitivamente. Una generazione, quella del 2006, che sembra volgere sul viale del tramonto, in cerca di quell’ultimo e unico sogno mancante, chiamato Champions. Se per De Rossi l’impresa sembrava impossibile, prima di sfiorare il sogno quest’anno con lo splendido cammino della Roma nella massima competizione per club, Buffon ha dovuto vivere l’incubo di ben 3 finali perdute dal 2003 al 2017.
Cercherà una nuova sfida e quasi certamente lo farà a Parigi, forse l’unico posto dove l’ossessione per la coppa dalle grandi orecchie è maggiore di quella personale. Il Psg cerca un uomo che dell’Europa che conta se ne intende, capace di rappresentare una guida per quei giovani talenti inesperti a cospetto delle grandissime del Vecchio Continente, nonostante anni ed anni di successi interni, piuttosto facili. Una chioccia, ma soprattutto un ancor grande portiere, come dimostrato nel corso dell’ultima stagione in maglia juventina.
Per Buffon la delusione del Mondiale mancato è ancora cocente, quella terribile serata di San Siro, nel freddo novembrino, capace di mettere in ginocchio un’intera nazione. Quella delusione forse ha rappresentato l’inizio della scintilla scattata dentro il n.1 della Nazionale, che anche per questa stagione ha dovuto dire addio ai sogni di gloria in Champions, piuttosto prematuramente. Ci riproverà almeno per un anno, con la maglia del Psg, quasi certamente.
Ha vestito la maglia azzurra nella serata più difficile della storia per il nostro calcio, a 60 anni di distanza da quell’ultima nefasta volta, quando però i riflettori erano ben lontani dalle vicende della Nazionale, priva di un Ct e di media affollati. Era un gironcino da 3 che non riuscimmo a passare, con Irlanda del Nord e Portogallo. In questo caso c’era sì la Spagna, consapevoli da subito di un possibile secondo posto che ci avrebbe costretto allo spareggio: il problema è stato non battere una modesta Svezia, priva dell’unico uomo che avrebbe anche lontanamente potuto impensierire e mettere in dubbio la qualificazione in Russia, Zlatan Ibrahimovic.
Un disastro economico e sportivo, per una selezione senza dubbio lontana da quelle che hanno reso grande il nome dell’Italia nel mondo, ma di certo in grado e in dovere di strappare il pass per la manifestazione sportiva più seguita e amata al mondo. Invece non ci saremo, faremo da spettatori, con Buffon in primafila. Un nome a cui è associata la più grande gioia proveniente dal calcio italiano negli ultimi 30 anni, contraddistinta dalle sue parate e da quel bacio sulla Coppa, nell’indelebile memoria nostrana.
Eppure, potrebbe avere una seconda chance, almeno per i prossimi Europei: a 42 anni suonati, non sarebbe male.