NOMADELFIA – Domani Papa Francesco visiterà Nomadelfia, un momento storico per la piccola comunità fondata da Don Zeno (nella foto la sua tomba) e anche per tutta la Maremma. Non è la prima volta che il cammino di Nomadelfia (è un neologismo creato dall’antico greco, e vuol dire: “legge di fraternità”) incontra quello dei Papi, da Pio XI a Francesco i successori di Pietro hanno incontrato il fondatore di Nomadelfia o la comunità che ha creato.
PIO XI
“Il Papa è con te”: Pio XI è stato il primo Papa che don Zeno poté avvicinare. Così descrive il primo incontro con espressiva semplicità: «Quando ero giovane studente in legge e presidente federale di Gioventù Cattolica, nel 1926, in occasione di una udienza ai giovani, il Papa mi venne vicino, mi abbracciò, mi benedisse, mi incoraggiò a perseverare, aggiungendo: “Il Papa è con te”. A mia insaputa camminavo verso il sacerdozio».
PIO XII
“Vidi nei suoi occhi il cielo”: Di Pio XII don Zeno ha scritto e parlato diffusamente. Ebbe un’udienza, storica per la vita di Nomadelfia, il 15 marzo 1948. Questo incontro era avvenuto in seguito al fatto che, l’8 marzo precedente, don Zeno era andato al brefotrofio di Roma assieme alle mamme di allora, per prendere 120 “scartini”, i bambini scartati nella scelta dai genitori che volevano adottare qualcuno. Un incontro fondamentale, ricordato da don Zeno con queste parole: “Quel primo abbraccio disse tutto, poi non mi staccai, gli presi in pugno stretto come due morse le punte della mantellina premendogliele al petto. Lo guardai fisso negli occhi e gli dissi: “Santità, a qualsiasi prezzo bisogna arginare… Nella più stretta e più inesorabile santa giustizia”. Mi guardò, mi disse: “E lei che cosa intende fare?”. Risposi: “Questo e questo… “. Soggiunse: “Lo faccia, qualsiasi cosa succeda”, mi riabbracciò e: “Lo ricordi bene, in qualsiasi evenienza il Papa è con lei”.
Dopo il 5 febbraio 1952, data in cui don Zeno fu costretto a lasciare Noma- delfia, Pio XII – il 30 novembre 1953 – gli concesse di laicizzarsi tempora- neamente per poter rientrare tra i suoi figli. Ma già nel 1957 fece studiare il problema della ripresa dell’esercizio del sacerdozio. Fu la morte ad impe- dirgli che si arrivasse ad una conclusione.
GIOVANNI XXIII
La seconda prima messa. Poco dopo la sua assunzione al sommo pontificato, Papa Giovanni XXIII riprese lo studio della laicizzazione di don Zeno, pur essendo impegnato in importanti processi come il Concilio e la revisione del codice di diritto canonico. Ala fine del 1961, fu stabilita la data del 22 gennaio 1962 per la solenne celebrazione della sua “Seconda Prima Messa”.
PAOLO VI
Realizzate il vostro nome Nomadelfia. Con Papa Paolo VI i rapporti furono intensi e continui dal 1953, quando era ancora pro-segretario alla Segreteria di Stato, fino all’udienza del 15 novembre 1975, in occasione del pellegrinaggio a Roma per l’Anno Santo. L’incontro fu veramente intimo, tanto da rivelare il grande amore che il Santo Padre nutriva per la nostra popolazione fraterna. In tale occasione il Papa ci ha detto: “Vi auguriamo di realizzare il vostro nome: Nomadelfia, fratelli stretti dalla stessa legge e dallo stesso cuore”.
GIOVANNI PAOLO I
Una meteora di luce. Con Papa Giovanni Paolo I don Zeno ebbe un incontro cordialissimo quando ancora era Patriarca di Venezia. Su richiesta del settimanale “Il sabato”, don Zeno scrisse un articolo nel quale diceva: “Giovanni Paolo I è passato sulla terra come una meteora ad illuminare il mondo di una luce, questa: non è assolutamente lecito continuare lo scandalo e il delitto di non provvedere attraverso l’uso dei beni che Dio ci ha dato, al soddisfacimento delle vere esigenze umane”.
GIOVANNI PAOLO II
Parole profetiche. Il primo importante incontro tra il Papa Giovanni Paolo II e don Zeno risale al 12 agosto a Castelgandolfo, in occasione del quale i Nomadelfi presenta- rono al papa una “Serata di Nomadelfia”. In quell’occasione, dopo il saluto da parte di don Zeno, il Papa, accompagnato per mano dai bambini, sale sul palco e chiede spiegazioni sulla vita e lo spirito di Nomadelfia. Dice tra l’altro: “Se siamo vocati ad essere figli di Dio e tra noi fratelli, allora la regola che si chiama Nomadelfia è un preavviso, un preannuncio di questo mondo futuro dove siamo chiamati tutti”. Dopo la benedizione il Papa si intrattiene ancora un po’ con i Nomadelfi e, prima di allontanarsi, dice ad una ragazza stringendole la mano: “Vi ringrazio della vostra vita”.
Ma questo non sarà l’unico incontro di Giovanni Paolo II con Nomadelfia. Il 21 maggio 1989, infatti, Papa Giovanni Paolo II visita personalmente No- madelfia. Entra in un gruppo familiare e battezza il bambino più piccolo di Nomadelfia nella chiesa. Nel teatro tenda parla a circa 4000 persone tra nomadelfi, ex-nomadelfi e amici provenienti da tutta Italia.
“Sono venuto a vedere dove e come la comunità vive ed opera. Siete una parrocchia che si ispira al modello descritto dagli Atti degli Apostoli. Una società che prepara le sue leggi ispirandosi agli ideali predicati da Cristo. Vi chiedo di amare la Chiesa, poiché anch’essa vi ama ed apprezza la vostra esperienza, apprezza il modello dell’amore che volete incarnare, nei molte- plici contesti della carità evangelica”.
Sarà sempre Giovanni Paolo II, il giovedì della settimana di passione del- l’anno 2000, anno del grande giubileo, a donare a Nomadelfia una tenuta di circa dieci ettari nella zona di Monte Mario, per un gruppo famigliare. Il luogo è silenzioso, molto bello per natura, adatto alla meditazione, alla preghiera, al raccoglimento. È nato così il Centro per la cultura vivente, in- testato a Giovanni Paolo II.
BENEDETTO XVI E PAPA FRANCESCO
Nomadelfia ha porto un saluto a Benedetto XVI durante un’udienza nella sala Paolo VI. È stato invece Papa Francesco, il 31 gennaio 2014, a ricevere in udienza privata mamma Irene e don Ferdinando, successore di don Zeno. Un incontro breve ma intenso, durante il quale sono stati presentati il carisma di don Zeno e la comunità di Nomadelfia. Il 17 dicembre 2016, al compiersi dei suoi 80 anni, Papa Francesco ha ricevuto la popolazione di Nomadelfia nella Sala Clementina in Vaticano.
BREVE STORIA DI NOMADELFIA
1900 – 1920 – IL GIOVANE ZENO
Zeno Saltini nasce a Fossoli di Carpi (MO) il 30 agosto del 1900, in una famiglia benestante, da cui però impara il rispetto ed il senso di responsabilità per i lavoratori. A 14 anni decide di andare a lavorare nei poderi della famiglia, condividendo la vita, le miserie e la aspirazioni dei braccianti. Soldato di leva nella caserma del III Telegrafisti a Firenze, Zeno ha uno scontro verbale con un amico anarchico, il quale sostiene che Cristo sia di ostacolo al progresso. Sconfitto nella discussione, Zeno decide: “Gli risponderò con la mia vita. Cambio civiltà cominciando da me stesso. Per tutta la vita non voglio più essere né servo né padrone”. Riprende gli studi, laureandosi in legge con l’intenzione di dedicare la sua professione a coloro che erano senza mezzi; presto, però, sente che la sua missione è di farsi sacerdote.
1931 – 1948 – DAL SACERDOZIO ALLA NASCITA DI NOMADELFIA
Terminata la formazione come sacerdote, don Zeno celebra la sua prima Messa nel duomo di Carpi. All’altare prende come figlio un ragazzo di 17 anni appena uscito dal carcere: Danilo. A S. Giacomo Roncole, vicino a Mirandola (MO), don Zeno accoglie come figli altri fanciulli abbandonati e fonda l’Opera Piccoli Apostoli. Ha giurato sull’altare che mai avrebbe fatto un collegio, ma si rende conto che, perché questo sia possibile, occorre che i suoi figli abbiano anche l’amore di una mamma. Nel 1941 una giovane studentessa, Irene, scappa da casa e si presenta a don Zeno dichiarandosi disposta a far da mamma ai Piccoli Apostoli. Don Zeno, con l’approvazione del vescovo, le affida i più piccoli e nasce con lei una maternità nuova, virginea. Altre giovani donne la seguono, sono le “mamme di vocazione”. Alcuni sacerdoti si uniscono a don Zeno e danno inizio ad un clero comunitario. Dopo aver attraversato drammaticamente la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, i Piccoli Apostoli si stabiliscono nell’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi. Accanto alle famiglie di mamme di vocazione si formano le prime famiglie di sposi, che chiedono a don Zeno di poter accogliere i figli abbandonati, decisi ad amarli alla pari di quelli che nasceranno dal loro matrimonio. Il 14 febbraio 1948, la popolazione approva il testo di una Costituzione, diventando così Nomadelfia: “Dove la fraternità è legge”.
1952 – 1968 – LO SPOSTAMENTO IN MAREMMA E L’EVOLUZIONE DELLA VITA COMUNITARIA
Nel pieno della ricostruzione e dei conflitti politici, Nomadelfia propone al popolo un movimento politico chiamato “Movimento della Fraternità Umana”, che non verrà accolto dagli esponenti della politica. Nel frattempo, la situazione economica di Nomadelfia diventa sempre più pesante a causa della presenza imponente di figli accolti e bisognosi senza lavoro. Per questo, il 5 febbraio 1952 il Sant’Ufficio ordina a don Zeno di lasciare la comunità. Don Zeno ubbidisce. Costretti ad abbandonare Fossoli, i Nomadelfi si rifugiano a Grosseto, su una tenuta di alcune centinaia di ettari da bonificare, donata da Maria Giovanna Albertoni Pirelli. Don Zeno chiede perciò al Papa di poter rinunciare temporaneamente all’esercizio del sacerdozio per tornare alla guida dei suoi figli. Nel 1953 Pio XII gli concede la laicizzazione “pro gratia”. Nel 1954, don Zeno crea i “gruppi familiari”. Nel 1961 i nomadelfi si danno una nuova Costituzione come associazione civile, e don Zeno chiede alla Santa Sede di riprendere l’esercizio del sacerdozio. Nomadelfia viene eretta in parrocchia e don Zeno nominato parroco. Il 22 gennaio 1962 celebra la sua “seconda prima messa”. Nascono nuove forme di apostolato: le “Serate di Nomadelfia” (uno spettacolo di danze popolari, a partire dal 1965) ed il mensile “Nomadelfia è una proposta”, nel 1968, anno in cui i nomadelfi ottengono dal Ministero della Pubblica Istruzione la possibilità di educare i figli in una scuola interna.
1980 – 1981 L’INCONTRO CON IL PAPA E LA MORTE DI DON ZENO
Il 12 agosto del 1980, quando don Zeno è ormai ottantenne, i nomadelfi presentano a Giovanni Paolo II, nella villa di Castel Gandolfo, una “Serata”. È presente tutta la popolazione di Nomadelfia. Il Papa dice tra l’altro: “Se siamo vocati ad essere figli di Dio e tra noi fratelli, allora la regola che si chiama Nomadelfia è un preavviso e un preannuncio di questo mondo futuro dove siamo chiamati tutti”. Pochi mesi dopo, don Zeno viene colpito da infarto. Muore in Nomadelfia il 15 gennaio 1981, mentre il Papa riceve una delegazione di Nomadelfi, insieme ai quali prega per lui e invia la sua benedizione.
21 MAGGIO 1989 – PAPA GIOVANNI PAOLO II VISITA NOMADELFIA
A otto anni dalla morte di don Zeno, il Papa si reca personalmente a Nomadelfia “a vedere come e dove la comunità vive ed opera”. Visita un gruppo familiare e battezza il bambino più piccolo. Nel teatro tenda gli sono presentate due danze tratte dalle “Serate”.
2011 – 2012 – L’EUCARESTIA NEI GRUPPI FAMILIARI E I PATTI DI FRATERNITÀ
Il 4 dicembre del 2011, Il Vescovo di Grosseto concede ai Nomadelfi di tenere l’eucarestia in ogni gruppo familiare. Per realizzare una comunione ancora più profonda e aperta, il 22 gennaio del 2012 è stato firmato il primo Patto di Fraternità fra Nomadelfia e una famiglia esterna. Con questo nuovo tipo di legame, si vuole dare la possibilità di vivere il carisma di Nomadelfia anche a chi è impossibilitato dall’aderirvi in modo totale.
17 DICEMBRE 2016 – PAPA FRANCESCO CONCEDE UDIENZA A TUTTA LA POPOLAZIONE DI NOMADELFIA
27 anni dopo la visita del Papa Giovanni Paolo II, tutta la popolazione di Nomadelfia viene ricevuta da Papa Francesco in Vaticano, nella Sala Clementina.