GROSSETO – Case della salute, medicina di iniziativa, liste di attesa, posti letto, 118 e sistema di emergenza urgenza, e, infine, la situazione di Estar, l’ente di supporto tecnico e amministrativo regionale: sono questi i temi su cui i segretari conferdali di Cgil, Cisl e Uil, Claudio Renzetti, Fabrizio Milani e Roberto Franceschetti si sono confrontati, insieme ai segretari pensionati Lorenzo Centenari (Spi Cgil), Luciano Nardi (Fnp Cisl) e Gianni Baiocco (Uilp).
Una riunione che si è tenuta nella sede della Camera del lavoro di Grosseto per fare il punto sullo stato di salute della sanità della provincia di Grosseto e del suo ruolo all’interno dell’area vasta Toscana sud est.
“Abbiamo deciso – spiegano i segretari delle tre organizzazioni sindacali – di avviare una serie di assemblee sul territorio per ascoltare le richieste e i bisogni dei cittadini e confrontarci con loro su quello che sta accadendo al sistema sanitario pubblico”. Nelle prossime settimane, quindi, saranno organizzate una serie di assemblee a partire da Grosseto, Massa Marittima, Follonica, Castel del piano, Orbetello. “Conosciamo – chiariscono i segretari dei tre sindacati – il disagio di chi affronta l’insorgere di una malattia o di chi viene dimesso dall’ospedale dopoun intervento. Sappiamo che la presa in carico da parte dei servizi territoriali è inadeguata e le famiglie sono lasciate sole ad affrontare un momento quello particolarmente, quello della malattia e della cura”. Secondo i sindacati “… tutto ciò è inaccettabile e per questo crediamo che sia doveroso portalo a conoscenza di tutti i cittadini”. Inoltre, aggiungono le organizzazioni sindacali “…oltre un anno fa abbiamo presentato la piattaforma socio sanitaria alla direzione della Asl e i risultati ad oggi raggiunti, non sono certo quelli auspicati, se non in minima parte”.
In ultimo Cgil, Cisl e Uil annunciano che presto si confronteranno al tavolo regionale sulla situazione di Estar, l’ente di supporto tecnico amministrativo, con la direzione dell’azienda sanitaria e con quella di Estar. “Vogliamo evitare – concludono – che a fare le spese della riorganizzazione siano, come sempre, i più deboli”.