GROSSETO – Rifondazione Comunista scrive una lettera aperta ai 28 sindaci della provincia sui servizi postali, invitandoli a ricorrere al Tar in quanto il depotenziamento dei servizi di recapito sarebbe contro le norme europee e quindi non attuabile.
«Non è cosa bella dire: “l’avevamo detto ” – dice Rifondazione – siamo costretti a ribadirlo posti di fronte allo “scempio” postale in atto anche nella nostra provincia; siamo obbligati nuovamente ad invocare l’unità dei Sindaci, come facemmo una prima volta nel Gennaio 2017, quando inviammo e presentammo ai sindaci e all’opinione pubblica grossetana il primo dei due dossier sui servizi postali. Nel primo dossier elaborato dai lavoratori postali emergeva lo stato disastroso in cui versava il recapito già allora. Nel secondo dossier, del novembre 2017, invitammo le amministrazioni locali a non perdere più tempo in quanto il “rullo compressore delle Poste Spa” avrebbe in ogni dove introdotto la consegna della posta a giorni alterni. Veloce come il fulmine il passo scellerato è stato fatto. Ora, a livello nazionale i giorni alterni sono ufficialmente il modello base. A fronte del ritardo che le Amministrazioni locali dimostravano, avvisammo e tracciammo un percorso da seguire, considerata l’imminenza della “Controriforma” del Recapito Postale».
«Oggi siamo a ribadirlo – prosegue Rifondazione – si deve fare “Ricorso al Tar se Poste partirà con la consegna a giorni alterni”: Il nuovo modello organizzativo è reso possibile dalla riforma compresa nella Legge di Stabilità 2015 ma, a parere di molti, la legge nazionale contrasta con il diritto europeo. Anche il Tar del Lazio è intervenuto sulla questione, ribadendo che, quando le disposizioni nazionali non sono conformi al diritto europeo, non hanno validità giuridica e non si applicano. Riproporre la via del Tar ricorda l’intervento che i sindaci circa due anni fa intrapresero per evitare molte chiusure di uffici postali. Il ricorso era legato ad una delibera dell’AGcom (Autorità garante concorrenza e mercato) non rispettata pienamente dalle Poste Spa. La delibera AGcom in questione, tratta il tema della razionalizzazione degli uffici postali (chiusure), obbliga le Poste Spa ad un preavviso temporale congruo ai Sindaci, al fine di promuovere una reale contrattazione con le istituzioni pubbliche nei territori presi di mira, ciò è mancato ieri per gli uffici oggi per i giorni alterni».
«La nuova legge 158, inoltre, sancisce che i comuni fino a 5000 abitanti devono avere tutti i servizi che sono appannaggio delle grandi città – illustrano i comunisti – banda larga, servizio postale capillare ecc. ecc. (art9). Non c’è mai stata condivisione con i territori (sindaci) nei tagli degli uffici postali e nel recapito a giorni alterni, come è previsto da questa legge. Quindi la chiusura di uffici postali va contro il dettato della legge 158, ed anche il recapito a giorni alterni va nella stessa direzione».
«In più – conclude la forza politica – si deve tenere conto della sentenza del Consiglio di Stato (sezione Sesta) emessa il 10 maggio 17 , con la quale è stato accolto l’appello proposto da otto Comuni dell’Emilia-Romagna. Il Consiglio di Stato, a prescindere dell’assetto societario di Poste Italiane, fissa il concetto che il Servizio Postale è un Servizio Pubblico, e per questo va equiparato ai servizi di cittadinanza (scuola, sanità e mobilità) che lo Stato deve costituzionalmente garantire su tutto il territorio nazionale. È rilevante e significativo che il Consiglio di Stato consideri il servizio postale come un servizio fondamentale per la coesione sociale e per l’esercizio dei diritti di cittadinanza e che la sua gestione economica possa prescindere da questa considerazione. A questo punto serve l’intervento di una forte azione politica per far rispettare questo concetto, tra l’altro ben circostanziato anche dalla legislazione della Comunità Europea che, anche per il recapito della corrispondenza, prevede la consegna quotidiana e non solo in alcuni giorni della settimana come purtroppo succede ora. Questa sentenza ridà speranza a tanti piccoli Comuni a cui viene riconosciuto il diritto di esistere e di garantire servizi ai propri cittadini. La partita delle Poste italiane è una partita strana, di politica ed economica, dove attualmente chi ha da perderci, è il popolo italiano. Non riguarda solo la letterina ed il pacchetto da recapitare, in ballo , ricordiamo, c’è il risparmio popolare postale: un affare da 500 miliardi all’anno da impegnare socialmente o nel libero mercato privato, mondiale».