GROSSETO – Lavoro, Lavoratori, Contratti e Servizi Pubblici, Solidarietà, Coesione Sociale e Stato Sociale: queste sono state le “parole d’ordine” nella campagna elettorale alle elezioni RSU 2018 della Uil Fpl “Perché solo così – dice la categoria – con una nuova politica “keynesiana”, come stato italiano, usciremo veramente dalla crisi, perseguendo una via dove ritroveremo l’orgoglio del servizio che forniamo ai cittadini con il nostro lavoro e l’orgoglio di essere lavoratori pubblici”.
“La Pubblica Amministrazione – prosegue la Uil Fpl – ha la funzione di garantire le pari opportunità, per tutti a prescindere dal ceto e dal luogo di nascita e per questo è un patrimonio di tutti i cittadini. Alla data odierna, proprio a fronte dei dati economici negativi, che vanno dalla disoccupazione fino all’aumento della povertà, anche per famiglie che fino a poco tempo vivevano ancora bene, andrebbe potenziato il grado di assistenza e di aiuto a quelli che ne hanno bisogno e ciò non può essere fatto, se non si riafferma con forza il significato del “pubblico”, dell’intervento pubblico e della spesa sociale.
Piuttosto che parlare di riduzione del perimetro di intervento dello Stato in economia, bisogna, a nostro modesto avviso, “qualificare” questo intervento (“ergo”, una politica keynesiana), renderlo efficiente e farlo restare di supporto ai cittadini e al settore produttivo, investendo risorse e progettando con una nuova programmazione la politica industriale”.
“Siamo convinti che – sottolinea la categoria – all’esigenza di profondo rinnovamento, non debba essere estranea la Pubblica Amministrazione, ma siamo anche sinceramente stanchi di riforme “in pejus”, che peggiorano la condizioni di lavoro e di vita di lavoratori e cittadini; giova ricordare che l’etimologia della parola prende spunto dal cd. “Riformismo”, la corrente moderata del pensiero socialista, che tende al rinnovamento politico e sociale dello stato, mediante graduali e pacifiche riforme, che migliorano la vita di lavoratori e cittadini. Assistiamo pertanto ad un utilizzo improprio della parola, specialmente da parte dell’Europa che ci chiede “riforme”, non per migliorare la qualità di vita dei cittadini, ma per il rispetto della finanza pubblica, esercitando una pressione sui nostri governi, per quelle che poi diventeranno riforme peggiorative (in “pejus”), invece che migliorative (in “melius”), per lavoratori e cittadini”.
“Una Pubblica Amministrazione – aggiunge la Uil Fpl – non più vista esclusivamente come mera spesa improduttiva, ma come garante dell’equilibrio e del benessere sociale della nostra comunità, una pubblica Amministrazione che sappia/possa riappropriarsi della sua sovranità, dato che la stessa è stata, come detto, inficiata dall’inserimento del pareggio di Bilancio, impostoci dall’Europa nel 2011 nella nostra Costituzione, nell’art. 97, quello che parla della pubblica amministrazione e dei dipendenti pubblici. Ormai c’è un Monarca assoluto: “Sua Maestà: il Bilancio”, mentre i suoi cortigiani sono tutto ciò a cui esso è collegato, Il Debito, il PIL, ecc”.
“Occorre una a riforma “in melius” dell’assetto dello Stato – conclude la Uil Fpl – che rimetta al centro la persona umana e le sue esigenze, che non può, non deve essere ancora relegata a vuoti slogan per affrontare una campagna elettorale o per chiedere la fiducia in Parlamento, oppure per reperire improprie riforme attraverso “tagli” lineari, tipo quelli proposti dal “Guru” Cottarelli. Efficienza, qualità, efficacia, razionalizzazione, valorizzazione, riorganizzazione, devono uscire dal vocabolario dei discorsi programmatici ed entrare nella realtà delle cose da fare. Senza Pubblica Amministrazione non c’è il Welfare State, lo Stato Sociale, I Servizi Pubblici e senta Stato Sociale non c’è progresso morale, culturale, intellettuale, economico e sociale dei Cittadini”.